Page 652 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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assai si muovono, andando e ritornando, le parti di mezo, e nulla
acquistano l’acque che si trovano nell’ultime estremità, se non se in
quanto nell’alzarsi elleno superassero gli argini e traboccassero fuor del
suo primo alveo e ricetto; ma dove è l’intoppo de gli argini che le
raffrenano, solamente si alzano e si abbassano; né però restan l’acque di
mezo di scorrer innanzi e indietro, il che fanno anco proporzionatamente
l’altre parti, scorrendo più o meno secondo che si trovan locate più
remote o vicine al mezo.
Il quinto particolare accidente dovrà tanto più Accidente de i
attentamente esser considerato, quanto che a
movimenti della Terra
noi è impossibile il rappresentarne con impossibile a
esperienza e pratica il suo effetto; e l’accidente
rappresentarsi con
è questo. Ne i vasi fatti da noi per arte, e
mossi, come le soprannominate barche, or più arte in pratica.
ed or meno velocemente, l’accelerazione e ritardamento vien sempre
participato nell’istesso modo da tutto il vaso e da ciascheduna sua parte:
sì che, mentre, v. g., la barca si raffrena dal moto, non più si ritarda la
parte precedente che la susseguente, ma egualmente tutte partecipano del
medesimo ritardamento; e l’istesso avviene dell’accelerazione, cioè che,
contribuendo alla barca nuova causa di maggior velocità, nell’istesso
modo si accelera la prora e la poppa. Ma ne’ vasi immensi, quali sono i
letti lunghissimi de’ mari, benché essi ancora altro non siano che alcune
cavità fatte nella solidità del globo terrestre, tuttavia mirabilmente
avviene che gli estremi di quelli non unitamente, egualmente e ne
gl’istessi momenti di tempo, accreschino e scemino il lor moto; ma
accade che quando l’una delle sue estremità si trova avere, in virtù del
componimento de i due moti diurno ed annuo, ritardata grandemente la
sua velocità, l’altra estremità si ritrovi ancora affetta e congiunta con
moto velocissimo: il che, per più facile intelligenza, dichiareremo
ripigliando la figura pur ora disegnata. Nella quale se intenderemo un
tratto di mare esser lungo, v. g., una quarta, qual è l’arco BC, perché le
parti B sono, come di sopra si dichiarò, in moto velocissimo, per
l’unione de’ due movimenti diurno ed annuo verso la medesima banda,
ma la parte C allora si ritrova in moto ritardato, come quello che è privo
della progressione dependente dal moto diurno; se intenderemo, dico, un
seno di mare lungo quant’è l’arco BC, già vedremo come gli estremi
suoi si muovono nell’istesso tempo con molta disegualità. E
sommamente differenti sarebbero le velocità d’un
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