Page 635 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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proprietà della calamita di avere poli con una certa direzione; il quarto alla variatio, vale
          a dire la deviazione verso est o verso ovest dell’asse magnetico rispetto al meridiano,
          che è quella che oggi chiamiamo «declinazione»; il quinto alla declinatio, ovvero allo
          spostamento dell’asse magnetico sul piano del meridiano, verso l’alto o verso il basso a
          seconda della latitudine, che è quella che oggi chiamiamo «inclinazione»; il sesto alla
          revolutio, ovvero al movimento di rotazione della Terra intorno al suo asse. Si veda il
          già menzionato studio di M. Loria, in Maccagni, 1972, p. 220.
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               Sia  armata  che  armatura  sono,  ancora  una  volta,  termini  introdotti  da  Gilbert.
          «Armare»  una  calamita,  significa  ricoprirla  con  una  calotta  cava  o  altro  consimile
          oggetto  in  acciaio,  cosa  questa  che  accresce  di  molto  la  capacità  della  calamita  di
          sollevare pesi. Gilbert lo spiega nel De magnete, libro II, capp. 17 ss.
          107   Conosciamo  la  storia  di  questa  calamita,  che  finì  per  diventare  proprietà  del
          Granduca,  dalla  corrispondenza  tra  Galileo  e  Curzio  Picchena  nel  1607-1608.  Il
          Granduca, messo al corrente delle meraviglie della calamita, volle possederne una come
          quella di Galileo, il quale mise la sua a disposizione del Granduca, Cosimo de’ Medici,
          facendogli  però  sapere  che  un  suo  amico,  di  cui  non  fa  il  nome  –  ma  si  tratta,  lo
          sappiamo, di Sagredo – ne possiede una assai migliore. È noto che Galileo era sempre in
          difficoltà  economiche  e  alla  ricerca  di  soluzioni  vantaggiose,  per  cui  non  è  strano

          vederlo intento, nel corso della dura trattativa, a una tentatrice propaganda delle grandi
          qualità della calamita in questione, allo scopo di aumentarne il prezzo. Oggi però risulta
          assai sorprendente constatare che i segretari del grande Cosimo, Picchena e Belisario
          Vinta, mercanteggiavano con lo stesso impegno (Opere, X, pp. 184 ss., specialmente pp.
          205-207).
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              A proposito di questa calamita, che evidenzia una volta di più la grande abilità di
          Galileo nella fabbricazione di strumenti che di solito risultavano migliori di quelli di
          altri, ci informa la corrispondenza del 1626, anno nel quale Galileo torna a dedicarsi con
          passione  alle  esperienze  con  magneti,  notando  che,  «occupandomi  di  questo  [del
          sorprendente effetto dell’armatura] ho quasi del tutto messo da banda ogn’altra cura»
          (Opere, XIII, p. 327).
          109  Galileo si riferisce in questo passo alle storie apocrife che circolavano verso la fine

          dell’Antichità, stando alle quali Pitagora avrebbe scoperto i rapporti numerici fissi degli
          intervalli  musicali  dell’ottava  (1/2),  della  quinta  (3/2)  e  della  quarta  (4/3)  udendo  le
          varie note prodotte dai martelli di un fabbro ferraio sull’incudine e confrontando poi i
          pesi relativi dei martelli stessi. Per un commento e riferimenti in merito, si può vedere
          Guthrie, 1991, I, p. 217.
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              Protagonista di un mito bello quanto triste, Atteone, nipote di Apollo, fu punito per
          una colpa non ben specificata: si sarebbe vantato di essere miglior cacciatore della dea
          Artemide,  o  forse  tentò  di  violentarla  nel  suo  tempio,  o  semplicemente  la  sorprese
          intenta a bagnarsi nuda e si fermò ad ammirarla. La casta Artemide lo avrebbe fatto
          trasformare  in  cervo  e  lo  avrebbe  fatto  dilaniare  dai  suoi  stessi  cani  che  lo  uccisero.
          Dopo aver fatto a pezzi il loro padrone, i cani andavano cercandolo sconsolati per tutto

          il bosco, finché il centauro Chirone, antico compagno di caccia di Atteone, per calmarli
          trovò opportuno scolpire un’immagine dell’infelice cacciatore.
          111  In queste pagine, risultano evidentissime le differenze tra Galileo e Gilbert. I loro




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