Page 631 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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arabo più famoso, è autore delle importanti Tavole Sabee. Tabit ibn Qurra, un po’ più
          giovane di Al-Battani, contribuì specialmente alla traduzione delle grandi opere greche
          di astronomia.
          77
             Cristoforo Clavio (1537-1612), gesuita, fu matematico del Collegio Romano fino alla
          morte  e  scrisse  importanti  commentari  degli  Elementi  di  Euclide  e  della  Sfera  del
          Sacrobosco, che furono i manuali usati per secoli in numerose università europee. Ebbe
          un  ruolo  di  primo  piano  nella  riforma  gregoriana  del  calendario  del  1582.  Si  veda

          l’Introduzione, pp. 20 ss.
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             Come osserva Van Helden, a Galileo sarebbe piaciuto moltissimo sapere che è stato
          effettivamente dimostrato che tali errori erano già in Ipparco e Tolomeo (Van Helden,
          1985, p. 75).
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             Senza dubbio Galileo si riferisce a Vega, la stella più luminosa della costellazione
          della Lira, che in realtà è una stella doppia di luminosità cinquantotto volte maggiore di
          quella del Sole.
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             Il «greco» o «grecale» è il vento proveniente da nordest.
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             Pagnini e Drake sembrano coincidere nel commentare questo metodo di misurazione
          da tre punti di vista: 1) fondamentalmente, si tratta di un’ulteriore prova dell’ingegno di
          Galileo,  ma  2)  in  pratica  è  inapplicabile,  a  causa  della  distorsione  prodotta
          dall’atmosfera, dal moto apparente delle stelle e da altri fattori di interferenza, 3) servì
          comunque a Galileo per ottenere questi utili risultati che correggono gli enormi errori di
          Tycho, ancorché quelli di Galileo siano ben lontani dai valori esatti. Infatti, Pagnini fa
          notare  che,  con  la  parallasse  e  la  distanza  che  oggi  attribuiamo  a  Vega,  vale  a  dire
          2.060.000 volte la distanza della Terra dal Sole, secondo il calcolo di Galileo il diametro
          di Vega avrebbe dovuto essere 710.000 volte quello del Sole. Indipendentemente dalla
          domanda se 2) e 3) siano o no contraddittori, Pagnini e Drake credono che Galileo si
          servì effettivamente del metodo che qui espone e dice di aver usato «più volte» e che
          grazie a esso fu in grado di migliorare le valutazioni di Tycho. C’è anche la possibilità

          che  si  si  tratti  semplicemente  di  un  esperimento  mentale,  ed  è  la  tesi  patrocinata  da
          Shea, per il quale «Galileo non si tirava indietro pur di screditare un avversario. Il modo
          in cui egli può avere ottenuto tali risultati col metodo sopra descritto è completamente al
          di  fuori  della  portata  dell’arte  sperimentale».  La  mutevole  dilatazione  della  pupilla  a
          seconda  dell’intensità  luminosa,  la  difficoltà  di  controllarla  nell’oscurità  notturna,  e
          l’impossibilità di eliminare la rifrazione che si produce nella pupilla, sono difficoltà che
          Galileo non affrontò e dimostrano più che ampiamente che «non compì l’esperienza»
          (Pagnini, 1964, tomo III, p. 132; Drake in Galilei, 1967, p. 487, nota a p. 362; Shea,
          1974, pp. 201-202).
          82
             Si riferisce alle Epistolae astronomicae pubblicate da Tycho nel 1596.
          83
              In  seguito  alle  scoperte  telescopiche  di  Galileo,  nella  corrispondenza  tra  questi  e
          Sagredo compaiono temi connessi a problemi ottici. Nella lettera del 30 giugno 1612,
          infatti,  Sagredo  gli  espone  la  sua  tesi,  che  altri  gli  hanno  contestato,  «che  la  vista  si
          faccia dentro dell’occhio per le refrattioni che fanno le spetie passando per l’humore
          cristalino» (Opere, XI, p. 350).
          84
             Come già si è detto (si vedano le note da 20 a 22 della Giornata seconda) Copernico
          calcolò  che  il  periodo  della  precessione  degli  equinozi  era  di  25.816  anni  (De



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