Page 630 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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dice esplicitamente che è «annuo», ma più avanti allude al «terzo moto», vale a dire il
          movimento copernicano che ho appena menzionato, per dire che si ignora se sia annuo o
          diurno. Galileo stesso riconosce che questo punto è oscuro e aggiunge che lo affronterà
          quando  passerà  all’esame  di  questo  terzo  moto.  Cosa  che  avviene  effettivamente  più
          avanti (Opere, VII, pp. 424-425), senza però che ci si richiami a quanto è stato lasciato
          qui in sospeso, e senza che lo si chiarisca definitivamente. Una chiarificazione, questa,
          che aiuterebbe a comprendere cos’è che Galileo trova «all’intelletto mio […] molto duro
          e quasi impossibile». In ogni caso, a mio giudizio è lecito supporre che la difficoltà non
          dipenda tanto dal fatto che la combinazione dei due moti descritti possa darsi prima di
          questa affermazione – ed è l’interpretazione di Koestler e Hutchison – quanto dal fatto

          che quelli descritti devono combinarsi anche con i due ai quali Galileo fa riferimento
          successivamente.  Codesta  combinazione  coerente  dei  quattro  moti  è,  a  mio  giudizio,
          quella che, senza dubbio un po’ retoricamente, risultava difficile da accettare a Galileo.
          Un  ultimo  punto  cruciale  di  questa  argomentazione  consiste  nel  fatto  che,  se  la
          consideriamo  valida,  nella  misura  in  cui  la  si  intenda  come  una  critica  al  sistema
          geocentrico  aristotelico  e  tolemaico,  è  non  meno  valida  e  comporta  le  stesse
          conseguenze demolitrici in relazione al sistema di Tycho Brahe.
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              «Dunque  Copernico  [porta]  la  Terra,  insieme  alla  Luna  e  a  tutto  questo  mondo
          elementare, ecc.». Come fa notare Drake, questo passo del già citato libro di Locher
          (Disquisitiones  mathematicae  de  controversiis  et  novitatibus  astronomicis,  Ingolstad,
          1614. Si veda la nota 83 alla Giornata prima) prosegue dicendo che, secondo Copernico,

          la Terra e la Luna nel corso di un anno compiono la loro rivoluzione da est a ovest, tra
          Marte e Venere, e che il centro della Terra descrive l’orbe magno (in termini moderni
          l’orbita).
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             In realtà, questo valore non si trova in Copernico ed è quello dato da Locher che, a
          sua  volta,  probabilmente  lo  riprese  da  Reinhold  o  da  Maestlin  (si  veda  Albert  van
          Helden, «The Telescope and Cosmic Dimensions», in R. Taton e C. Wilson, a cura di,
          1989,  pp.  106-118,  specialmente  p.  108).  Nell’Almagesto,  Tolomeo  calcolò  che  la
          distanza media Terra-Sole è pari a 1210 raggi terrestri (Almagesto, V, 15; Toomer, a
          cura di, 1984, p. 257). Ciò nonostante, nelle Ipotesi dei pianeti, Tolomeo attribuiva al
          Sole  una  distanza  minima  di  1160  raggi  e  una  massima  di  1260  (Ptolomeo,  p.  82).
          Copernico calcolò che la distanza massima del Sole era di 1179 raggi; secondo i calcoli
          attuali, a tutti questi calcoli mancavano 20.000 raggi.
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             Nell’originale si legge «centomilionesima», ma l’errore è corretto da Favaro, come
          pure quello del margine dove nell’originale si legge «centosei milioni» invece di «dieci
          milioni». È ovvio che tutto si deve all’errore iniziale del cubo di 220, come risulta dal
          seguente  intervento  di  Salviati,  del  pari  corretto  da  Favaro:  dove  questi  scrive
          «10.648.000», che è il cubo di 220, Galileo metteva 106.480.000; e dove Favaro scrive
          «dieci  milioni  seicentoquarant’ottomila»,  Galileo  metteva  «centosei  milioni
          quattrocent’ottantamila».  Lo  stesso  Galileo  corresse  questi  due  ultimi  errori,  ma
          dimenticò di correggere i precedenti.
          76  Al-Fargani, astronomo del IX secolo, scrisse un manuale, Elementi di astronomia,
          che  nel  XII  secolo  venne  tradotto  in  latino  ed  ebbe  importanza  per  il  ricupero
          dell’astronomia classica. Al-Battani (Albatenio), vissuto nel secolo X, forse l’astronomo




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