Page 634 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 634

ugualmente lontano dai poli del mondo, si ha l’equinozio (Opere, II, pp. 228-229).
          100
              Si vedano la nota 24 alla Giornata seconda e la 61 di questa terza.
          101
              A mio giudizio va tradotto con «tanto manca» o «lungi da». In ogni caso, il senso è
          chiaro: non solo non è inverosimile, ma anzi molto naturale.
          102  William Gilbert (1544-1603) fu medico della regina Elisabetta I d’Inghilterra, ma è

          noto soprattutto per il suo De magnete, magneticisque corporibus, et de magno magnete
          Tellure (1600), che merita di essere considerato la prima opera importante nello studio
          del magnetismo. È un’opera nella quale si ritrovano molti degli elementi che in seguito
          sarebbero stati considerati tipici di Bacone, in special modo la sua rivendicazione dello
          sperimentalismo  e  la  critica  degli  errori  degli  antichi  con  il  loro  modo  di  ragionare
          fondato su meri verbalismi, con un tono assai simile a quello adottato da Salviati nella
          sua riposta a Simplicio. Accanto a quella di Thomas Digges, l’opera di Gilbert, benché
          questi non dominasse gli aspetti matematici della problematica, fu fondamentale nella
          diffusione del copernicanesimo in Inghilterra. Con grande disinvoltura e con una punta
          di esagerazione, Gilbert diceva che soltanto gli idioti credevano nella teoria tolemaica e

          dedicò il libro VI, intitolato De telluris globo, magno magnete, alla teoria copernicana.
          Per lui la Terra era una grande calamita che, a causa del magnetismo, ruotava su un asse
          magnetico fisso e orientato verso il polo dell’eclittica. Tuttavia, molti degli esemplari
          dell’opera giunti in Italia al momento della discussione e condanna del copernicanesimo
          mancano  appunto  del  libro  VI  che  fu  censurato.  È  invece  integro  l’esemplare  con
          postille di proprietà di Galileo. Si veda Mario Loria, «William Gilbert e Galileo Galilei.
          La terrella e le calamite del Granduca», in Maccagni, 1972, pp. 208-248, specialmente
          p. 236.
          103   La  corrispondenza  di  Galileo  con  Sagredo  e  con  Sarpi  rivela  che,  già  prima  del
          settembre del 1602 (come si deduce dalla lettera di Sarpi del 2 settembre 1602, Opere,
          X, p. 91), Galileo, stimolato senza dubbio dalla lettura del De magnete, stava facendo
          esperimenti con calamite.
          104
              A questo punto si è tentati di interpretare «materie diverse» con «vari materiali»,
          tenendo però presente che nelle sue successive riapparizioni il termine è altrettanto poco
          chiaro. Sia in latino sia in italiano, la dizione «materia» presenta entrambi i significati, e
          sarebbe  lecito  pensare  che  Galileo  se  ne  serva  nell’uno  e  nell’altro  senso.  Se  però
          teniamo conto del fatto che ci si sta movendo in tradizioni, che postulano una «materia
          prima», tanto quella aristotelica quanto quella atomistica, dalla quale derivano i quattro
          elementi  e  le  altre  cose,  il  termine  «materiale»  come  sostantivo  presuppone  una
          distinzione o introduce una complessità ontologica, di cui non sono in grado di stabilire
          in questa sede l’importanza, e non sono affatto sicuro che la si possa attribuire a Galileo.
          Come  se  non  bastasse,  l’etimologia  latina  del  termine  induce  a  prudenza  in  merito.
          Lascio quindi al lettore stabilire per conto suo se interpretare il termine come «materia»
          o «materiale».
          105   Galileo  parla  di  «declinare»,  ma  non  si  tratta  di  quella  che  oggi  chiamiamo

          «declinazione».  In  realtà,  Galileo  si  serve  della  terminologia  di  Gilbert.  Nel  primo
          capitolo del secondo libro del De magnete, Gilbert infatti definisce i diversi «movimenti
          magnetici» ai quali dedica successivi libri della sua opera: il secondo libro alla coitio,
          vale a dire l’attrazione e incitamento all’unione magnetica; il terzo alla directio, cioè la



                                                          634
   629   630   631   632   633   634   635   636   637   638   639