Page 626 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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sistema avrebbe un totale di 34 o 22 corpi. Orbene, il sistema presentato da Tolomeo ha
          carattere puramente qualitativo ed è ben lungi dal potersi considerare completo. Sotto
          questo  profilo,  si  avvicina  più  al  Commentariolus  che  al  De  revolutionibus  e,  se  la
          comparazione numerica fosse possibile, forse la più congruente sarebbe tra le Ipotesi e il
          Commentariolus.  Non  sembra  poi  che  si  possa  istituire  una  comparazione  numerica
          veramente  significativa  e  decisiva  tra  quello  che  chiamiamo  il  sistema  tolemaico  e
          quello copernicano. Quel che in ogni caso risulta chiaro è che, se a questo si rimane,
          quali che siano i numeri adottati non si può parlare di maggior semplicità «quantitativa»
          o  «numerica»  del  sistema  di  Copernico  rispetto  a  quello  di  Tolomeo.  Quanto  agli
          espedienti geometrici impiegati dall’uno e dall’altro, Copernico eliminò l’equante ma il

          suo strumentario è, pur con questa eccezione, lo stesso di tutti gli astronomi a partire da
          Tolomeo.  Nel  suo  sistema,  i  pianeti  continuano  a  essere  inseriti  in  complesse
          combinazioni di eccentrici, deferenti ed epicicli, e neppure in questo senso risulta più
          semplice.  Solo  trascurando  questi  fatti  ed  evitando  di  entrare  negli  aspetti  teorici  del
          sistema, Galileo può ridurre la questione alla semplicità che comporta il moto annuo
          della Terra. Si veda in proposito Koestler, 1959, p. 572; Koyré, 1966a, pp. 37-48, 87;
          Kuhn, 1972, pp. 212 ss.
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             Importante matematico greco del III secolo a.C., celebre per i suoi lavori sulle sezioni
          coniche;  nel  campo  dell’astronomia  gli  si  attribuisce  l’introduzione  degli  epicicli
          maggiori  e  di  alcuni  modelli  di  eccentrico.  Lo  stesso  Tolomeo  si  era  riferito  ad
          Apollonio in Almagesto, XII, 1 e soprattutto 2, là dove tratta delle retrogradazioni.
          63  Si veda la nota 52 alla Giornata prima.

          64  Lo stesso Galileo accenna alla propria evoluzione. All’inizio osservò le macchie nei
          mesi da maggio a luglio, vale a dire quando si muovevano lungo una traiettoria parallela
          all’eclittica (Opere, V, p. 198), ciò che lo indusse a ritenerle una prova necessaria che
          l’asse di rotazione del Sole era perpendicolare al piano dell’eclittica. In seguito, però, si
          rese conto del proprio errore. Secondo la relazione che ci fa qui, scoprì l’inclinazione
          dell’asse solare grazie a una serie di osservazioni e, da qui partendo, si rese conto che
          questo fenomeno forniva una prova del moto annuo della Terra. Tuttavia, sebbene da un
          punto  di  vista  logico  ciò  risulti  affatto  verosimile,  non  sembra  che  sia  altrettanto
          accettabile come resoconto storico. Dal 1612 fino alla pubblicazione del Dialogo nel
          1632,  vale  a  dire  in  un  periodo  che,  come  sappiamo,  Galileo  dedicò  in  buona  parte
          all’opera di difesa del copernicanesimo, egli non fa alcun cenno a questo argomento.

          Ovviamente, non è verosimile che, se gli fosse balenata una prova come questa del moto
          annuo, l’avrebbe taciuta così totalmente. Drake però ha dimostrato che Galileo nel 1613,
          circa  sei  mesi  dopo  aver  pubblicato  le  Lettere  delle  macchie  solari,  seppe
          dell’inclinazione dell’asse di rotazione solare rispetto all’eclittica tramite una lettera che
          Francesco Sizi indirizzò a Orazio Morandi, di cui si conserva copia annotata da Galileo.
          Ciò nonostante, sembra evidente che, almeno in quel momento, egli non istituì alcun
          rapporto  tra  l’inclinazione  dell’asse  solare  e  la  conseguente  traiettoria  delle  macchie
          solari  e  il  moto  annuo  della  Terra.  Drake  dà,  come  data  più  probabile  dell’origine
          dell’argomento galileiano, gli ultimi mesi del 1629-primi mesi del 1630. E nega che ci
          sia un rapporto tra l’idea di Galileo e la pubblicazione dell’opera del suo avversario, il
          gesuita Scheiner. È certo comunque che questi fu il primo a fare allusione all’argomento




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