Page 628 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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implicazioni inducono a ritenere che questa prova galileiana non dipenda direttamente
dall’analisi di osservazioni precise, sue o di altri, ma che sia piuttosto frutto di un
«esperimento mentale» (si veda Drake, 1970, pp. 186, 197-198). Inoltre, questa svista
può essere un effetto, e insieme un’ulteriore riprova del fatto che, come ci consta,
Galileo scrisse o riscrisse questo passo in maniera frettolosa.
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Ancora una volta, Galileo non constatava solo quanto era in effetti già accaduto, per
esempio in seguito alle sue descrizioni dei satelliti gioviani, ma si dimostra piuttosto
preveggente. Chiaramonti che, come si è visto, nel corso di questa Giornata terza era
stato criticato da Galileo, avrebbe pubblicato una difesa delle sue opere in cui a sua
volta disapprova la tesi del Dialogo: la Difesa di Scipione Chiaramonti al suo
Antiticone, e delle tre nuove stelle dall’oppositioni dell’autore de’ Due massimi sistemi,
Firenze, 1633. Qui Chiaramonti continua a servirsi degli argomenti che in un primo
momento aveva opposto a Galileo, ma che in seguito tutti gli astronomi avevano ormai
accantonato. Se vogliamo esaminare in maniera adeguata le questioni delle macchie
solari, dice Chiaramonti, dobbiamo prima prendere in esame il problema del telescopio
che, come sappiamo, inganna, e Chiaramonti crede che le macchie siano illusioni
ottiche, frutto appunto degli inganni provocati dalla rifrazione (Op. cit., pp. 13 ss., cit.
da A. Carugo, «Gli avversari di Galileo…», in Maccagni, 1972, p. 199).
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Questi due movimenti sono quelli che comunque, e indipendentemente dalle macchie,
la teoria tolemaica attribuiva al Sole. Il movimento annuo lungo l’eclittica spiega le
varie stagioni e, come si è già visto, sposta il Sole di 23,5° al di sopra e al di sotto
dell’equatore celeste. Ciò spiega perché il secondo movimento, quello diurno del Sole
su piani paralleli all’equatore, faccia sì che l’astro sorga e tramonti per la Terra al centro
ossia che si muova intorno a questa in ventiquattr’ore come il resto dei cieli. Questo
movimento, nel corso dell’anno, ha per effetto di generare una spirale. Risulta chiaro
anche il primo movimento descritto, cioè la rotazione del Sole su se stesso, che spiega il
movimento delle macchie. Il problema principale, quindi, risiede nella natura del quarto
movimento e nel suo rapporto con gli altri tre.
72 Tutta questa parte dell’argomentazione di Galileo è oscura non solo nel punto che
Galileo stesso riconosce come tale, e la prova ci viene dalla gamma delle varie letture
che ne hanno fatto gli storici e i critici, che si rivolgono l’uno all’altro. Un primo
gruppo, di cui si indica come ultimo rappresentante Jerome Langford (Langford, 1976,
pp. 124-125) e come antecedente più rappresentativo in questo secolo Koestler
(Koestler, 1959, II, pp. 477-478), imputa a Galileo di non essersi reso conto che, in
realtà, la teoria geocentrica è equivalente a quella copernicana nel senso che spiega
ugualmente bene i vari aspetti delle macchie solari. Già Scheiner, in un testo postumo
del 1651, Prodromus pro sole mobile, sosteneva che le apparenze potevano spiegarsi
perfettamente in un sistema geocentrico. In secondo luogo, si può menzionare
l’interpretazione del padre Filippo Soccorsi, sul quale ha richiamato l’attenzione Drake.
Soccorsi sembra sostenere che Galileo ha ragione, senza però rendersi conto esattamente
del perché. Come a dire che il sistema copernicano spiega semplicemente e in maniera
soddisfacente i fenomini delle macchie solari, mentre il sistema tolemaico, sebbene dal
punto di vista geometrico e cinematico possa pretendere di fornire una risposta, questa
risulta inaccettabile sotto il profilo fisico e dinamico. Drake, al contrario, sostiene che
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