Page 620 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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dalle linee visuali con i vari astri, in questo caso Venere e il Sole visti dalla Terra. Nella
          congiunzione non c’è angolo, perché i due corpi si trovano sulla stessa linea, mentre
          all’opposizione l’angolo è di 180°, nella quadratura di 90°, nel trigono di 120°, e nel
          sestile di 60°.
          45   Come  si  è  segnalato  al  principio  di  questo  intervento,  tutto  risulta  chiaro  solo  in
          seguito  alle  osservazioni  telescopiche  di  Galileo.  Le  due  prime  caratteristiche
          d’osservazione di Venere erano spiegate anche nell’astronomia geocentrica precedente

          che,  come  ben  sappiamo,  non  si  basava  sull’omocentrismo,  morto  praticamente  con
          Aristotele. L’astronomia tolemaica sussunse l’idea aristotelica delle sequenze di sfere,
          non  però  l’omocentrismo.  In  altre  parole,  i  gruppi  erano  eccentrici  e  all’interno  di
          ciascuno  c’erano  epicicli,  eccentrici  ed  equanti  che  spiegavano  i  fatti  osservati  assai
          meglio del sistema aristotelico. In concreto, nel sistema geocentrico di Tolomeo con la
          combinazione di un eccentrico o di un equante che avesse lo stesso periodo del Sole, e
          di uno o due epicicli, si possono spiegare abbastanza esattamente i movimenti osservati
          di Mercurio e di Venere ma, con questa combinazione, non è neppure necessario che
          l’epiciclo abbia un raggio di 28° e 45° rispettivamente, per spiegare la sua elongazione o
          allontanamento massimo dal Sole, e il suo cambiamento di splendore. Quanto agli altri
          caratteri  d’osservazione,  sono  noti  solo  in  seguito  alle  osservazioni  telescopiche  di
          Galileo,  e  sono  proprio  queste,  in  precedenza  non  conosciute,  che  autorizzano  ad
          affermare che non resta altro da fare se non accettare che Venere si muova attorno al
          Sole. Insomma, è Galileo che osserva e descrive l’apparente cambiamento di dimensioni

          e le fasi di Venere; va però detto che tali fasi sono spiegate anche dal sistema di Tycho
          Brahe,  e  che  pertanto  non  portano  inevitabilmente  all’ordinamento  eliocentrico  di
          Copernico,  come  invece  sostiene  qui  Galileo.  È  opportuno  ricordare  inoltre  che  un
          fenomeno importante per il problema, come il transito di Venere sul Sole, non era facile
          da osservare, tant’è vero che fu visto per la prima volta nel 1639, qualche anno dopo la
          pubblicazione del Dialogo.
          46  Come abbiamo già commentato, lo stesso Copernico attribuiva le origini della sua
          teoria ai pitagorici. D’altra parte, non dobbiamo supporre che l’«ordinamento» dei primi
          pitagorici fosse eliocentrico. Filolao, infatti, proponeva un modello speculativo assai più
          complesso, il cui fuoco centrale non è identificabile con il Sole. Si veda la nostra nota
          66 alla Giornata prima.
          47  Come è ovvio, accettare il genere – che equivale a dire che è un animale – ma non la

          differenza,  è  come  dire  che  è  razionale,  è  un  modo  filosofico  di  chiamarlo
          semplicemente animale.
          48   Il  «senso  superiore…»  è  un  riferimento  al  telescopio.  Quanto  alla  «più  chiara

          lampada»,  sembra  riferirsi  alla  condanna  della  teoria  eliocentrica  pronunciata  dalla
          Chiesa cattolica nel 1616.
          49  Nell’esemplare dell’edizione originale che appartenne a Galileo, questi mise qui un
          segno  che  rimandava  alla  conclusione  della  Giornata  terza,  dove  aggiunse  alcune
          pagine,  indicando  che  dovevano  essere  inserite  in  questo  punto.  Così  facciamo  noi,

          indicando l’inserto mediante parentesi quadra e usando un diverso carattere.
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             «… testé mi son visto sul lido, / quando placido il mare giaceva nei venti». I versi
          sono  tratti  da  Virgilio,  Bucoliche,  II,  25-26  (trad.  it.  di  C.  Saggio,  in  Virgilio,  Le



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