Page 608 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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mediocre  ingegno,  ancorché  non  scienziato,  ne                     Simpatia e antipatia
          potrebbe  restar  capace:  ma  noi,  contenendoci                      termini usati da

          dentro a’ termini dell’arte, riduchiamo la causa di                    i filosofi per
          questi e simili altri effetti naturali alla simpatia,                  render facilmente le

          che  è  certa  convenienza  e  scambievole  appetito                   ragioni di molti
          che  nasce  tra  le  cose  che  sono  tra  di  loro                    effetti naturali.

          simiglianti  di  qualità;  sì  come,  all’incontro,
          quell’odio e nimicizia per la quale altre cose naturalmente si fuggono e si

          hanno in orrore, noi addimandiamo antipatia.
          SAGR.  E  così  con  questi  due  nomi  si  vengono  a  render  ragioni  di  un
          numero  grande  di  accidenti  ed  effetti,  che  noi  veggiamo,  non  senza

          maraviglia, prodursi in natura. Ma questo modo di filosofare mi par che
                                                abbia  gran  simpatia  con  certa  maniera  di
            Piacevole esempio
                                                dipignere  che  aveva  un  amico  mio,  il  quale
            per dichiarar la
            poca efficacia di                   sopra la tela scriveva con gesso: «Qui voglio
                                                che sia il fonte, con Diana e sue ninfe; qua,
            alcuni discorsi filosofici.
                                                alcuni levrieri: in questo canto voglio che sia
          un cacciatore, con testa di cervio; il resto, campagna, bosco e collinette»;

          il  rimanente  poi  lasciava  con  colori  figurare  al  pittore:  e  così  si

          persuadeva  d’avere  egli  stesso  dipinto  il  caso  d’Atteone,                      110   non  ci
          avendo messo di suo altro che i nomi.                111  Ma dove ci siamo condotti con

          sì lunga digressione, contro alle nostre già stabilite costituzioni? Quasi
          mi  è  uscito  di  mente  qual  fusse  la  materia  che  trattavamo  allora  che

          deviammo in questo magnetico discorso; e pure avevo per la mente non
          so che da dire in quel proposito.

          SALV. Eramo su ’l dimostrare, quel terzo moto attribuito dal Copernico
          alla  Terra  non  esser  altrimenti  un  movimento,  ma  una  quiete,  ed  un
          mantenersi  immutabilmente  diretta  con  sue  determinate  parti  verso  le

          medesime  e  determinate  parti  dell’universo,  cioè  un  conservar
          perpetuamente l’asse della sua diurna revoluzione parallelo a sé stesso e

          riguardante verso tali  stelle fisse:  il qual  costantissimo stato  dicevamo
          competer naturalmente ad ogni corpo librato e sospeso in un mezo fluido
          e  cedente,  che,  benché  portato  in  volta,  non  mutava  direzione  rispetto

          alle  cose  esterne,  ma  pareva  solamente  girare  in  sé  stesso  rispetto  a
          quello  che  lo  portava  ed  al  vaso  nel  quale  era  portato.  Aggiugnemmo

          poi,  a  questo  semplice  e  naturale  accidente,  la  virtù  magnetica,  per  la
          quale  il  globo  terrestre  tanto  più  saldamente  poteva  contenersi





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