Page 598 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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compagni  tutti  quelli  che  attentamente  avranno  letto  il  suo  libro  e

          riscontrate le sue esperienze;          103  né sarei fuor di speranza che quello che
          è  intervenuto  a  me  in  questo  caso,  potesse  accadere  a  voi  ancora,

          tuttavolta che una curiosità simile alla mia ed un conoscere che infinite
          cose restano in natura incognite a gl’intelletti umani, con liberarvi dalla
          schiavitudine di questo o di quel particolare scrittore delle cose naturali,

          allentasse  il  freno  al  vostro  discorso  e  rammorbidisse  la  contumacia  e
          renitenza del vostro senso, sì che ei non negasse tal ora di dare orecchio

                                          a voci non più sentite. Ma (siami permesso d’usar
            Pusillanimità de
            gl’ingegni popolari.          questo  termine)  la  pusillanimità  de  gl’ingegni
                                          comuni è giunta a segno, che non solamente alla
          cieca  fanno  dono,  anzi  tributo,  del  proprio  assenso  a  tutto  quello  che

          trovano scritto da quelli autori che nella prima infanzia de’ loro studii gli
          furono accreditati da i lor precettori, ma recusano di ascoltare, non che di
          esaminare,  qual  si  sia  nuova  proposizione  o  problema,  benché  non

          solamente non sia stato confutato, ma né pure esaminato né considerato,
          da i loro autori: de’ quali uno è questo, di investigare qual sia la vera,

          propria, primaria, interna e general materia e sustanza di questo nostro
          globo  terrestre;  che,  benché  né  ad  Aristotile  né  ad  altri,  prima  che  al

          Gilberto, sia caduto in mente di pensare se possa esser calamita, non che
          né Aristotile né altri abbiano confutata una tale opinione, tuttavia mi son

          io incontrato in molti che al primo motto di questo, quasi cavallo che
          adombri, si sono ritirati in dietro e sfuggito di trattarne, spacciando un tal
          concetto per una vana chimera, anzi per una solenne pazzia: e forse il

          libro  del  Gilberto  non  mi  sarebbe  venuto  nelle  mani,  se  un  filosofo
          peripatetico  di  gran  nome,  credo  per  assicurar  la  sua  libreria  dal

          contagio, non me n’avesse fatto dono.
          SIMP.  Io,  che  liberamente  confesso  essere  stato  uno  de  gl’ingegni
          comuni,  e  solamente  da  questi  pochi  giorni  in  qua,  che  mi  è  stato

          conceduto  d’intervenire  a  i  ragionamenti  vostri,  conosco  di  essermi
          alquanto sequestrato dalle strade trite e popolari, non però mi sento per

          ancora  sollevato  tanto,  che  le  scabrosità  di  questa  nuova  fantastica
          opinione non mi sembrino molto ardue e difficili da superarsi.

          SALV. Se quello che scrive il Gilberti è vero, non è opinione, ma suggetto
          di scienza; non è cosa nuova, ma antichissima quanto la Terra stessa; né

          potrà (essendo vera) esser aspra né difficile, ma piana ed agevolissima:
          ed io, quando vi piaccia, vi farò toccar con mano come voi da per voi





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