Page 594 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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doverà  esser  difficile  a  intendersi,  come  passando  la  Terra,  v.  g.,  dal
          Granchio (dove il parallelo IK è tutto nelle tenebre) nel Leone, cominci

          una parte del parallelo IK verso il punto I a entrar nella luce, e che il
          terminator della luce IM cominci a ritirarsi verso i poli A, B, segando il

          cerchio ACBD non più in I, M, ma in due altri punti cadenti tra i termini
          I,  A,  M,  B  de  gli  archi  IA,  MB,  onde  gli  abitatori  del  cerchio  IK

          comincino a goder del lume, e gli altri abitatori del cerchio LM a sentir
          della  notte.  Ed  ecco,  con  due  semplicissimi  movimenti,  fatti  dentro  a

          tempi  proporzionati  alle  grandezze  loro  e  tra  sé  non  contrarianti,  anzi
          fatti, come tutti gli altri de’ corpi mondani mobili, da occidente verso
          oriente, assegnati al globo terrestre, rese adequate ragioni di tutte quelle

          medesime apparenze, per le quali salvare con la stabilità della Terra è
          necessario (renunziando a quella simmetria che si vede tra le velocità e

          le grandezze de i mobili) attribuire ad una sfera vastissima sopra tutte le
          altre  una  celerità  incomprensibile,  mentre  le  altre  minori  sfere  si
          muovono lentissimamente, e più far tal moto contrario al movimento di

          quelle, e, per accrescere l’improbabilità, far che da quella superiore sfera
          sieno,  contro  alla  propria  inclinazione,  rapite  tutte  le  inferiori.  E  qui

          rimetto al vostro parere il giudicar quello che abbia più del verisimile.
          SAGR. A me, per quello che appartiene al mio senso, si rappresenta non

          piccola  differenza  tra  la  semplicità  e  facilità  dell’operare  effetti  con  i
          mezi  assegnati  in  questa  nuova  constituzione,  e  la  multiplicità

          confusione e difficultà che si trova nell’antica e comunemente ricevuta;
          ché  quando  secondo  questa  multiplicità  fusse
                                                                                      Assiomi ammessi
          ordinato  questo  universo,  bisognerebbe  in  filosofia                    comunemente da

          rimuover  molti  assiomi  comunemente  ricevuti  da
                                                                                      tutti i filosofi.
          tutti i filosofi, come che la natura non multiplica le

          cose senza necessità, e che ella si serve de’ mezi più facili e semplici nel
          produrre i suoi effetti, e che ella non fa niente indarno, ed altri simili.                      100

          Io  confesso  non  aver  sentita  cosa  più  ammirabile  di  questa,  né  posso
          credere  che  intelletto  umano  abbia  mai  penetrato  in  più  sottile

          speculazione. Non so quello che ne paia al Sig. Simplicio.
          SIMP.  Queste  (se  io  devo  dire  il  parer  mio  con  libertà)  mi  paiono  di

          quelle sottigliezze geometriche, le quali Aristotile
                                                                                   Aristotile tassa
          riprende in Platone, mentre l’accusa che per troppo
                                                                                   Platone per troppo
          studio  della  geometria  si  scostava  dal  saldo
                                                                                   studioso della
          filosofare: ed io ho conosciuti e sentiti grandissimi
                                                                                   geometria.




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