Page 981 - Giorgio Vasari
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grandissimo conto e meritamente, per essere egli stato de' maggiori
               e migliori maestri, che siano stati insin qui.

               Sono  nel  nostro  libro  molti  disegni  di  sua  mano,  e  tutti  buoni,  ma
               particolarmente è bello affatto quello della storia che fece al Poggio,
               quando a Cesare è presentato il tributo di tutti gl'animali orientali; il
               quale disegno, che è fatto di chiaro scuro, è cosa rara et il più finito

               che Andrea facesse mai; avenga che quando egli disegnava le cose di
               naturale  per  metterle  in  opera  faceva  certi  schizzi  così  abbozzati,
               bastandogli  vedere  quello  che  faceva  il  naturale.  Quando  poi  gli
               metteva  in  opera  gli  conduceva  a  perfezzione.  Onde  i  disegni  gli

               servivano più per memoria di quello che aveva visto che per copiare a
               punto da quelli le sue pitture.

               Furono i discepoli d'Andrea infiniti, ma non tutti fecero il medesimo
               studio sotto la disciplina di lui, perché vi dimorarono chi poco e chi
               assai, non per colpa d'Andrea, ma della donna sua, che senza aver
               rispetto  a  nessuno,  comandando  a  tutti  imperiosamente  gli  teneva

               tribolati. Furono dunque suoi discepoli Iacopo da Puntormo, Andrea
               Sguazzella, che tenendo la maniera d'Andrea, ha lavorato in Francia
               un  palazzo  fuor  di  Parigi,  che  è  cosa  molto  lodata;  il  Solosmeo,

               Pierfrancesco di Iacopo di Sandro, il qual ha fatto in Santo Spirito tre
               tavole, e Francesco Salviati e Giorgio Vasari aretino, che fu compagno
               del detto Salviati, ancor che poco dimorasse con Andrea; Iacopo del
               Conte  fiorentino  e  Nannoccio,  ch'oggi  è  in  Francia  col  cardinale
               Tornone  in  bonissimo  credito.  Similmente  Iacopo,  detto  Iacone  fu

               discepolo d'Andrea e molto amico suo et imitatore della sua maniera.
               Il  quale  Iacone,  mentre  visse  Andrea  si  valse  assai  di  lui,  come
               appare  in  tutte  le  sue  opere  e  massimamente  nella  facciata  del

               cavalier Buondelmonti in sulla piazza di S. Trinità. Restò dopo la sua
               morte erede dei disegni d'Andrea e dell'altre cose dell'arte Domenico
               Conti, che fece poco profitto nella pittura, al quale furono da alcuni
               (come si crede) dell'arte rubati una notte tutti i disegni e cartoni et
               altre cose che aveva d'Andrea. Né mai si è potuto sapere chi que' tali

               fussero.  Domenico  Conti  adunque,  come  non  ingrato  de'  benefizii
               ricevuti dal suo maestro e disideroso di dargli dopo la morte quelli
               onori che meritava, fece sì che la cortesia di Raffaello da Montelupo
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