Page 906 - Giorgio Vasari
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dipinse un'altra tavola per l'altare maggiore della chiesa della Trinità,
               con una Santa Apollonia a man sinistra del detto altare. Per queste
               opere  et  alcune  altre,  delle  quali  non  accade  far  menzione,
               spargendosi la fama et il nome di Timoteo, egli fu da Raffaello con
               molta instanza chiamato a Roma; dove andato di bonissima voglia, fu

               ricevuto  con  quella  amorevolezza  et  umanità,  che  fu  non  meno
               propria  di  Raffaello,  che  si  fusse  l'eccellenza  dell'arte.  Lavorando
               dunque  con  Raffaello,  in  poco  più  d'un  anno  fece  grande  acquisto,

               non solamente nell'arte, ma ancora nella robba; perciò che in detto
               tempo  rimise  a  casa  buone  somme  di  danari.  Lavorò  col  maestro
               nella chiesa della Pace le Sibille di sua mano et invenzione, che sono
               nelle  lunette  a  man  destra,  tanto  stimate  da  tutti  i  pittori;  il  che
               affermano alcuni che ancora si ricordano averle veduto lavorare, e ne

               fanno fede i cartoni che ancor si ritruovano appresso i suoi successori.
               Parimente da sua posta fece poi il cataletto e dentrovi il corpo morto
               con  l'altre  cose  che  gli  sono  intorno  tanto  lodate,  nella  scuola  di

               Santa Caterina da Siena; et ancora che alcuni sanesi, troppo amatori
               della  lor  patria,  attribuischino  queste  opere  ad  altri,  facilmente  si
               conosce  ch'elleno  sono  fattura  di  Timoteo,  così  per  la  grazia  e
               dolcezza del colorito, come per altre memorie lasciate da lui in quel
               nobilissimo  studio  d'eccellentissimi  pittori.  Ora,  benché  Timoteo

               stesse  bene  et  onoratamente  in  Roma,  non  potendo,  come  molti
               fanno,  sopportare  la  lontananza  della  patria,  essendovi  anco
               chiamato  ogni  ora  e  tiratovi  dagl'avisi  degl'amici  e  dai  preghi  della

               madre già vecchia, se ne tornò a Urbino, con dispiacere di Raffaello,
               che molto per le sue buone qualità l'amava. Né molto dopo, avendo
               Timoteo  a  persuasione  de'  suoi  preso  moglie  in  Urbino  et
               innamoratosi  della  patria,  nella  quale  si  vedeva  essere  molto
               onorato,  e,  che  è  più,  avendo  cominciato  ad  avere  figliuoli,  fermò

               l'animo et il proposito di non volere più andare attorno nonostante,
               come si vede ancora per alcune lettere, che egli fusse da Raffaello
               richiamato a Roma. Ma non perciò restò di lavorare e fare di molte

               opere in Urbino e nelle città all'intorno. In Forlì dipinse una cappella
               insieme con Girolamo Genga suo amico e compatriota. E dopo fece
               una tavola tutta di sua mano che fu mandata a Città di Castello, et
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