Page 882 - Giorgio Vasari
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VITA DEL CRONACA ARCHITETTO FIORENTINO
Molti ingegni si perdono, i quali farebbono opere rare e degne, se nel
venire al mondo percotessero in persone che sapessino e volessino
mettergli in opera a quelle cose dove e' son buoni. Dove egli avviene
bene spesso che, chi può, non fa e non vuole; e se pure chi che sia
vuole fare una qualche eccellente fabbrica, non si cura altrimenti
cercare d'uno architetto rarissimo e d'uno spirito molto elevato; anzi
mette lo onore e la gloria sua in mano a certi ingegni ladri che
vituperano spesso il nome e la fama delle memorie. E per tirare in
grandezza chi dependa tutto da lui (tanto puote la ambizione) dà
spesso bando a' disegni buoni che si gli dànno e mette in opera il più
cattivo, onde rimane alla fama sua la goffezza dell'opera, stimandosi,
per quegli che sono giudiciosi, l'artefice e chi lo fa operare essere
d'uno animo istesso, da che ne l'opere si coniungono. E per lo
contrario, quanti sono stati i principi poco intendenti, i quali per
essersi incontrati in persone eccellenti e di giudizio, hanno doppo la
morte loro non minor fama avuto per le memorie delle fabriche che in
vita si avessero per il dominio ne' popoli. Ma veramente il Cronaca fu
nel suo tempo avventurato; perciò che egli seppe fare, trovò chi di
continuo lo mise in opera, et in cose tutte grandi e magnifiche. Di
costui si racconta che mentre Antonio Pollaiuolo era in Roma a
lavorare le sepolture di bronzo che sono in San Pietro, gli capitò a
casa un giovanetto suo parente, chiamato per proprio nome Simone,
fuggitosi da Fiorenza per alcune quistioni, il quale, avendo molta
inclinazione all'arte dell'architettura per essere stato con un maestro
di legname, cominciò a considerare le bellissime anticaglie di quella
città e dilettandosene le andava misurando con grandissima
diligenzia. Laonde seguitando, non molto poi che fu stato a Roma,
dimostrò avere fatto molto profitto, sì nelle misure e sì nel metterete
in opera alcuna cosa; per il che, fatto pensiero di tornarsene a
Firenze, si partì di Roma et arrivato alla patria, per essere divenuto
assai buon ragionatore, contava le maraviglie di Roma e d'altri