Page 880 - Giorgio Vasari
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che egli avese mai fatta ad olio. Era il priore persona molto onorevole
               e  si  dilettava  cultivare  et  acconciare,  onde,  avendo  compero  un
               bellissimo  casamento,  fece  in  quello  infiniti  bonificamenti.  E  come
               uomo religioso tenne di continuo costumi bonissimi et il rimorso della
               conscienza,  per  la  partita  che  fece  da'  frati,  lo  teneva  molto

               aggravato. Per il che a San Domenico d'Arezzo, convento della sua
               Religione,  fece  una  finestra  alla  cappella  dell'altar  maggiore
               bellissima, nella quale fece una vite ch'esce di corpo a San Domenico

               e  fa  infiniti  santi  frati  i  quali  fanno  lo  albero  della  Religione  et  a
               sommo è la Nostra Donna e Cristo che sposa Santa Caterina sanese,
               cosa molto lodata e di gran maestria della quale non volse premio,
               parendoli avere molto obligo a quella Religione. Mandò a Perugia in
               San  Lorenzo  una  bellissima  finestra  et  altre  infinite  in  molti  luoghi

               intorno ad Arezzo. E perché era molto vago delle cose d'architettura,
               fece  per  quella  terra  a'  cittadini  assai  disegni  di  fabbriche  e  di
               ornamenti  per  la  città,  le  due  porte  di  San  Rocco  di  pietra  e  lo

               ornamento di macigno che si mise alla tavola di maestro Luca in San
               Girolamo.  Nella  Badia  a  Cipriano  d'Anghiari  ne  fece  uno  e  nella
               Compagnia  della  Trinità  alla  cappella  del  Crocifisso  un  altro
               ornamento  et  un  lavamani  ricchissimo  nella  sagrestia,  i  quali  Santi
               Scarpellino  condusse  in  opera  perfettamente.  Laonde  egli,  che  di

               lavorare  sempre  aveva  diletto,  continuando  il  verno  e  la  state  il
               lavoro del muro, il quale chi è sano fa divenire infermo, prese tanta
               umidità che la borsa de' granelli si gli riempié d'acqua, talmente che,

               foratagli  da'  medici,  in  pochi  giorni  rese  l'anima  a  chi  gliene  aveva
               donata. E come buon cristiano prese i Sacramenti della chiesa e fece
               testamento.  Appresso,  avendo  speziale  divozione  nei  romiti
               camaldolesi, i quali vicino ad Arezzo venti miglia sul giogo d'Apennino
               fanno congregazione, lasciò loro l'avere et il corpo suo. Et a Pastorino

               da Siena suo garzone, ch'era stato seco molti anni, lasciò i vetri e le
               masserizie da lavorare et i suoi disegni che n'è nel nostro libro una
               storia,  quando  Faraone  somerge  nel  Mar  Rosso.  Il  Pastorino  ha  poi

               atteso a molte altre cose pur dell'arte et alle finestre di vetro, ancora
               che abbia fatto poi poche cose di quella professione. Lo seguitò anco
               molto un Maso Porro cortonese che valse più nel commetterle e nel
               cuocere  i  vetri  che  nel  dipignerle.  Furono  suoi  creati  Battista  Borro
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