Page 838 - Giorgio Vasari
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celeste. Et a' piè della tavola in una predella di figure piccole, spartite
in tre storie, è la Nostra Donna annunziata dall'Angelo; quando i Magi
adorano Cristo e quando nel tempio è in braccio a Simeone, la quale
opera certo è fatta con estrema diligenza e chi non avesse in pratica
la maniera, crederebbe fermamente che ella fusse di mano di Pietro,
là dove ell'è senza dubbio di mano di Raffaello. Dopo questa opera,
tornando Pietro per alcuni suoi bisogni a Firenze, Raffaello, partitosi
di Perugia, se n'andò con alcuni amici suoi a Città di Castello, dove
fece una tavola in Santo Agostino, di quella maniera e similmente in
S. Domenico una d'un Crucifisso, la quale, se non vi fusse il suo nome
scritto, nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma sì bene di
Pietro. In San Francesco ancora della medesima città fece in una
tavoletta lo Sposalizio di Nostra Donna, nel quale espressamente si
conosce l'augumento della virtù di Raffaello venire con finezza
assotigliando e passando la maniera di Pietro. In questa opera è
tirato un tempio in prospettiva con tanto amore che è cosa mirabile a
vedere le difficultà che egli in tale esercizio andava cercando.
In questo mentre, avendo egli acquistato fama grandissima nel
seguito di quella maniera, era stato allogato da Pio Secondo
pontefice la libreria del Duomo di Siena al Pinturicchio, il quale,
essendo amico di Raffaello e conoscendolo ottimo disegnatore, lo
condusse a Siena, dove Raffaello gli fece alcuni dei disegni e cartoni
di quell'opera; e la cagione che egli non continuò fu che, essendo in
Siena da alcuni pittori con grandissime lodi celebrato il cartone che
Lionardo da Vinci aveva fatto nella sala del palazzo in Fiorenza d'un
gruppo di cavalli bellissimo per farlo nella sala del palazzo e
similmente alcuni nudi fatti a concorrenza di Lionardo da
Michelagnolo Buonarroti molto migliori; venne in tanto desiderio
Raffaello, per l'amore che portò sempre all'eccellenza dell'arte, che,
messo da parte quell'opera et ogni utile e comodo suo, se ne venne a
Fiorenza. Dove arrivato, perché non gli piacque meno la città, che
quell'opere le quali gli parvero divine, deliberò di abitare in essa per
alcun tempo; e così, fatta amicizia con alcuni giovani pittori, fra' quali
furono Ridolfo Ghirlandaio, Aristotile San Gallo et altri, fu nella città
molto onorato e particolarmente da Taddeo Taddei, il quale lo volle