Page 819 - Giorgio Vasari
P. 819

Torrigiano,  scultore  fiorentino;  il  quale  nella  sua  giovanezza  fu  da
               Lorenzo Vecchio de' Medici tenuto nel giardino, che in sulla piazza di
               San Marco di Firenze aveva quel magnifico cittadino in guisa d'antiche
               e buone sculture ripieno, che la loggia, i viali e tutte le stanze erano
               adorne  di  buone  figure  antiche  di  marmo  e  di  pitture  et  altre  così

               fatte cose di mano de' migliori maestri che mai fussero stati in Italia
               e  fuori.  Le  quali  tutte  cose,  oltre  al  magnifico  ornamento  che
               facevano  a  quel  giardino,  erano  come  una  scuola  et  academia  ai

               giovanetti  pittori  e  scultori  et  a  tutti  gl'altri  che  attendevano  al
               disegno;  e  particolarmente  ai  giovani  nobili,  atteso  che  il  detto
               Magnifico  Lorenzo  teneva  per  fermo  che  coloro  che  nascono  di
               sangue  nobile  possino  più  agevolmente  in  ogni  cosa  venire  a
               perfezzione,  e  più  presto,  che  non  fanno  per  lo  più  le  genti  basse,

               nelle  quali  comunemente  non  si  veggiono  quei  concetti,  né  quel
               maraviglioso  ingegno,  che  nei  chiari  di  sangue  si  vede;  senza  che,
               avendo  i  manco  nobili  il  più  delle  volte  a  difendersi  dallo  stento  e

               dalla  povertà,  e  per  conseguente  necessitati  a  fare  ogni  cosa
               meccanica,  non  possono  esercitare  l'ingegno,  né  ai  sommi  gradi
               d'eccellenza pervenire. Onde ben disse il dottissimo Alciato parlando
               dei belli ingegni nati poveramente e che non possono sollevarsi per
               essere  tanto  tenuti  al  basso  dalla  povertà,  quanto  inalzati  dalle

               penne dell'ingegno:


               Ut me pluma levat, sie grave mergit onus.



               Favorì  dunque  il  Magnifico  Lorenzo  sempre  i  belli  ingegni,  ma
               particolarmente i nobili che avevano a queste arti inclinazione; onde

               non è gran fatto che di quella scuola uscissero alcuni che hanno fatto
               stupire  il  mondo;  e,  che  è  più,  non  solo  dava  provisione  da  poter
               vivere e vestire a coloro che, essendo poveri, non arebbono potuto

               esercitare lo studio del disegno, ma ancora donativi straordinarii a chi
               meglio degl'altri si fusse in alcuna cosa adoperato; onde, gareggiando
               fra loro i giovani studiosi delle nostre arti, ne divennero, come si dirà,
               eccellentissimi.  Era  allora  custode  e  capo  di  detti  giovani  Bertoldo,
   814   815   816   817   818   819   820   821   822   823   824