Page 809 - Giorgio Vasari
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la  pietanza,  la  quale  risponde  in  camera  loro;  et  alcune  volte
               secretamente  quando  a  uno  e  quando  a  uno  altro  rubavano  il
               mangiare. Fu molto romore di questa cosa tra' frati: perché delle cose
               della  gola  si  risentono  così  bene  come  gli  altri;  ma,  facendo  ciò  i
               garzoni  con  molta  destrezza  et  essendo  tenuti  buone  persone,

               incolpavano coloro alcuni frati che per odio l'un dell'altro il facessero;
               dove la cosa pur si scoperse un giorno. Per che i frati, acciò che il
               lavoro  si  finisse,  raddoppiarono  la  pietanza  a  Mariotto  et  a'  suoi

               garzoni, i quali con allegrezza e risa finirono quella opera.
               Alle  monache  di  San  Giuliano  di  Fiorenza  fece  la  tavola  dello  altar

               maggiore,  che  in  Gualfonda  lavorò  in  una  sua  stanza,  insieme  con
               un'altra nella medesima chiesa d'un Crocifisso con Angeli e Dio Padre,
               figurando  la  Trinità  in  campo  d'oro  a  olio.  Era  Mariotto  persona
               inquietissima  e  carnale  nelle  cose  d'amore  e  di  buon  tempo  nelle

               cose  del  vivere;  per  che,  venendogli  in  odio  le  sofisticherie  e  gli
               stillamenti di cervello della pittura, et essendo spesso dalle lingue de'
               pittori  morso,  come  è  continua  usanza  in  loro,  e  per  eredità
               mantenuta,  si  risolvette  darsi  a  più  bassa  e  meno  faticosa  e  più

               allegra  arte;  et  aperto  una  bellissima  osteria  fuor  della  porta  San
               Gallo et al ponte Vecchio al Drago una taverna et osteria fece quella
               molti  mesi,  dicendo  che  aveva  presa  un'arte  la  quale  era  senza
               muscoli,  scorti,  prospettive  e,  quel  ch'importa  più,  senza  biasmo,  e

               che quella che aveva lasciata era contraria a questa; perché imitava
               la carne et il sangue, e questa faceva il sangue e la carne, e che quivi
               ogn'ora si sentiva, avendo buon vino, lodare, et a quella ogni giorno
               si sentiva biasimare.

               Ma  pure  venutagli  anco  questa  a  noia,  rimorso  dalla  viltà  del
               mestiero, ritornò alla pittura, dove fece per Fiorenza quadri e pitture

               in casa di cittadini. E lavorò a Giovan Maria Benintendi tre storiette di
               sua mano. Et in casa Medici per la creazione di Leon Decimo dipinse
               a olio un tondo della sua arme con la Fede, la Speranza e la Carità, il
               quale sopra la porta del palazzo loro stette gran tempo. Prese a fare

               nella Compagnia di S. Zanobi, allato alla canonica di Santa Maria del
               Fiore, una tavola della Nunziata e quella con molta fatica condusse.
               Aveva fatto far lumi a posta, et in su l'opera la volle lavorare, per
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