Page 805 - Giorgio Vasari
P. 805

Santa  Maria  Maddalena,  luogo  di  detti  frati,  fuor  di  Fiorenza,
               dimorandovi per suo piacere, fece un Cristo et una Maddalena; e per
               il convento alcune cose dipinse in fresco. Similmente lavorò in fresco
               uno arco sopra la foresteria di San Marco, et in questo dipinse Cristo
               con Cleofas e Luca, dove ritrasse fra' Niccolò della Magna, quando era

               giovane,  il  quale  poi  arcivescovo  di  Capova  et  ultimamente  fu
               cardinale. Cominciò in San Gallo una tavola, la quale fu poi finita da
               Giuliano Bugiardini, oggi allo altar maggiore di San Iacopo fra' Fossi,

               al canto agli Alberti. Similmente un quadro del ratto di Dina, il quale
               è  appresso  Messer  Cristofano  Rinieri,  che  dal  detto  Giuliano  fu  poi
               colorito, dove sono e casamenti et invenzioni molto lodati.

               Gli fu da Piero Soderini allogata la tavola della sala del consiglio, che
               di chiaro oscuro da lui disegnata ridusse in maniera ch'era per farsi
               onore grandissimo. La quale è oggi in San Lorenzo, alla cappella del

               Magnifico  Ottaviano  de'  Medici,  onoratamente  collocata,  così
               imperfetta, nella quale sono tutti e' protettori della città di Fiorenza,
               e que' Santi che nel giorno loro la città ha aute le sue vittorie; dov'è il
               ritratto  d'esso  fra'  Bartolomeo  fattosi  in  uno  specchio.  Perché

               avendola cominciata e disegnata tutta, avvenne che, per il continuo
               lavorare sotto una finestra, il lume di quella a dosso percotendogli,
               da quel lato tutto intenebrato restò, non potendosi muovere punto.
               Onde fu consigliato che andasse al bagno a San Filippo, essendogli

               così ordinato da' medici; dove dimorato molto, pochissimo per questo
               migliorò.  Era  fra'  Bartolomeo  delle  frutte  amicissimo  et  alla  bocca
               molto  gli  dilettavano,  benché  alla  salute  dannosissime  gli  fossero.
               Perché una mattina avendo mangiato molti fichi, oltra il male ch'egli

               aveva,  gli  sovragiunse  una  grandissima  febbre;  la  quale  in  quattro
               giorni gli finì il corso della vita, d'età d'anni 48, onde egli con buon
               conoscimento  rese  l'anima  al  cielo.  Dolse  agli  amici  suoi  et  a'  frati
               particolarmente la morte di lui, i quali in S. Marco nella sepoltura loro

               gli  diedero  onorato  sepolcro,  l'anno  1517,  alli  otto  di  ottobre.  Era
               dispensato ne' frati che in coro a ufficio nessuno non andasse; ed il
               guadagno  dell'opere  sue  veniva  al  convento,  restandogli  in  mano
               danari  per  colori  e  per  le  cose  necessarie  del  dipignere.  Lasciò

               discepoli  suoi  Cecchino  del  Frate,  Benedetto  Cianfanini,  Gabriel
   800   801   802   803   804   805   806   807   808   809   810