Page 801 - Giorgio Vasari
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più che quando la fece, ché sempre sono diventati più tinti e scuri.
               Fecevi innanzi, per le figure principali, un San Giorgio armato, che ha
               uno  stendardo,  in  mano,  figura  fiera,  pronta,  vivace  e  con  bella
               attitudine. Èvvi un San Bartolomeo ritto, che merita lode grandissima
               insieme  con  due  fanciulli  che  suonano  uno  il  liuto  e  l'altro  la  lira;

               all'un de quali ha fatto raccorre una gamba e posarvi su lo strumento,
               le  man  poste  alle  corde  in  atto  di  diminuire,  l'orecchio  intento
               all'armonia  e  la  testa  volta  in  alto,  con  la  bocca  alquanto  aperta,

               d'una maniera che chi lo guarda non può discredersi di non avere a
               sentire ancor la voce. Il simile fa l'altro, che acconcio per lato, con
               uno orecchio appoggiato alla lira, par che senta l'accordamento che
               fa il suono con il liuto e con la voce mentre che facendo tenore egli
               con gli occhi a terra va seguitando, con tener fermo e volto l'orecchio

               al  compagno,  che  suona  e  canta,  avvertenzie  e  spiriti  veramente
               ingegnosi,  e  così  stando  quelli  a  sedere  e  vestiti  di  velo,  che
               maravigliosi et industriosamente dalla dotta mano di fra' Bartolomeo

               sono condotti e tutta l'opera con ombra scura sfumatamente cacciata.
               Fece poco tempo dopo un'altra tavola dirimpetto a quella la quale è

               tenuta buona, dentrovi la Nostra Donna et altri Santi intorno. Meritò
               lode  straordinaria  avendo  introdotto  un  modo  di  fummeggiar  le
               figure, in modo che all'arte aggiungono unione maravigliosa talmente
               che  paiono  di  rilievo  e  vive,  lavorate  con  ottima  maniera  e

               perfezzione. Sentendo egli nominare l'opre egregie di Michele Agnolo
               fatte a Roma così quelle del grazioso Raffaello, e sforzato dal grido
               che di continuo udiva de le maraviglie fatte dai due divini artefici, con
               licenza del priore si trasferì a Roma dove trattenuto da fra' Mariano

               Fetti, frate del Piombo, a Monte Cavallo e San Salvestro luogo suo, gli
               dipinse due quadri di San Pietro e San Paolo; e perché non gli riuscì
               molto  il  far  bene  in  quella  aria,  come  aveva  fatto  nella  fiorentina,
               atteso che fra le antiche e moderne opere che vide, et in tanta copia,

               stordì di maniera che grandemente scemò la virtù e la eccellenza che
               gli pareva avere, deliberò di partirsi: e lasciò a Raffaello da Urbino
               che finisse uno de' quadri il quale non era finito; che fu il San Piero il
               quale,  tutto  ritocco  di  mano  del  mirabile  Raffaello,  fu  dato  a  fra'

               Mariano. E così se ne tornò a Fiorenza, dove era stato morso più volte
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