Page 751 - Giorgio Vasari
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VITA DI LIONARDO DA VINCI PITTORE E SCULTORE
FIORENTINO
Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne' corpi
umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta,
strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e
virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua
azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl'altri uomini,
manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio
e non acquistata per arte umana.
Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la
bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che
infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che
dovunque l'animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva
assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l'animo
e 'l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto
s'allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma
pervenne ancora molto più ne' posteri dopo la morte sua.
Veramente mirabile e celeste fu Lionardo, figliuolo di ser Piero da
Vinci, e nella erudizione e principii delle lettere arebbe fatto profitto
grande, se egli non fusse stato tanto vario et instabile. Perciò che egli
si mise a imparare molte cose e, cominciate, poi l'abbandonava. Ecco
nell'abbaco egli in pochi mesi ch'e' v'attese, fece tanto acquisto, che
movendo di continuo dubbi e difficultà al maestro che gl'insegnava,
bene spesso lo confondeva. Dette alquanto d'opera alla musica, ma
tosto si risolvé a imparare a sonare la lira, come quello che da la
natura aveva spirito elevatissimo e pieno di leggiadria; onde sopra
quella cantò divinamente all'improvviso. Nondimeno, benché egli a sì
varie cose attendesse, non lasciò mai il disegnare et il fare di rilievo,
come cose che gl'andavano a fantasia più d'alcun'altra. Veduto
questo, ser Piero, e considerato la elevazione di quello ingegno,
preso un giorno alcuni de' suoi disegni gli portò ad Andrea del