Page 746 - Giorgio Vasari
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graziosa e dolce che apparisce fra 'l vedi e non vedi, come fanno la
carne e le cose vive: ma elle erano crude, e scorticate, che faceva
difficoltà agli occhi e durezza nella maniera, alla quale mancava una
leggiadria di fare svelte e graziose tutte le figure e massimamente le
femmine et i putti con le membra naturali come agli uomini, ma
ricoperte di quelle grassezze e carnosità, che non siano goffe, come li
naturali, ma arteficiate dal disegno e dal giudizio.
Vi mancavano ancora la copia de' belli abiti, la varietà di tante
bizzarrie, la vaghezza de' colori, la università ne' casamenti e la
lontananza e varietà ne' paesi. Et avegna che molti di loro
cominciassino come Andrea Verrocchio, Antonio del Pollaiuolo e molti
altri più moderni, a cercare di fare le loro figure più studiate, e che ci
apparisse dentro maggior disegno, con quella imitazione più simile e
più a punto alle cose naturali, nondimeno e' non v'era il tutto ancora,
che ci fusse l'una sicurtà più certa, che eglino andavano inverso il
buono e ch'elle fussino però approvate secondo l'opere degli antichi,
come si vide quando il Verrocchio rifece le gambe e le braccia di
marmo al Marsia di casa Medici in Fiorenza, mancando loro pure una
fine et una estrema perfezzione ne' piedi, mani, capegli, barbe,
ancora che il tutto delle membra, sia accordato con l'antico et abbia
una certa corrispondenza giusta nelle misure. Ché s'eglino avessino
avuto quelle minuzie dei fini, che sono la perfezzione et il fiore
dell'arte, arebbono avuto ancora una gagliardezza risoluta nell'opere
loro e ne sarebbe conseguito la leggiadria et una pulitezza e somma
grazia, che non ebbono, ancora che vi sia lo stento della diligenzia,
che son quelli che dànno gli stremi dell'arte nelle belle figure, o di
rilievo o dipinte. Quella fine e quel certo che ci mancava, non lo
potevano mettere così presto in atto, avvenga che lo studio
insecchisce la maniera, quando egli è preso per terminare i fini in
quel modo. Bene lo trovaron poi dopo loro gli altri, nel veder cavar
fuora di terra certe anticaglie, citate da Plinio delle più famose: il
Lacoonte, l'Ercole et il Torso grosso di Bel Vedere, così la Venere, la
Cleopatra, lo Apollo et infine altre: le quali nella lor dolcezza e nelle
lor asprezze con termini carnosi e cavati dalle maggior bellezze del
vivo, con certi atti che non in tutto si storcono, ma si vanno in certe