Page 748 - Giorgio Vasari
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sue, le quali sono simili alli scritti, mostrandoci in quelle i siti simili e
               gli edificii, così come nelle genti nostrali e strane, le cere e gli abiti,
               secondo  che  egli  ha  voluto:  oltra  il  dono  della  grazia  delle  teste,
               giovani, vecchi e femmine, riservando alle modeste la modestia, alle
               lascive la lascivia et ai putti ora i vizii negli occhi et ora i giuochi nelle

               attitudini. E così i suoi panni piegati, né troppo semplici, né intrigati,
               ma con una guisa che paiono veri. Seguì in questa maniera, ma più
               dolce di colorito e non tanta gagliarda Andrea del Sarto, il qual si può

               dire che fusse raro, perché l'opere sue sono senza errori. Né si può
               esprimere le leggiadrissime vivacità, che fece nelle opere sue Antonio
               da  Correggio,  sfilando  i  suoi  capelli  con  un  modo,  non  di  quella
               maniera fine che facevano gli innanzi a lui, ch'era difficile, tagliente e
               secca,  ma  d'una  piumosità  morbidi,  che  si  scorgevano  le  fila  nella

               facilità  del  farli,  che  parevano  d'oro  e  più  belli  che  i  vivi,  i  quali
               restano vinti dai suoi coloriti.

               Il simile fece Francesco Mazzola Parmigiano, il quale in molte parti di
               grazia e di ornamenti e di bella maniera lo avanzò, come si vede in
               molte pitture sue, le quali ridano nel viso e sì come gli occhi veggono

               vivacissimamente, così si scorge il batter de' polsi, come più piacque
               al suo pennello. Ma chi considererà l'opere delle facciate di Polidoro e
               di Maturino, vedrà le figure far que' gesti che l'impossibile non può
               fare,  e  stupirà  come  e'  si  possa  non  ragionare  con  la  lingua  ch'è

               facile, ma esprimere col pennello le terribilissime invenzioni messe da
               loro in opera con tanta pratica e destrezza, rappresentando i fatti de'
               Romani, come e' furono propriamente. E quanti ce ne sono stati, che
               hanno dato vita alle loro figure coi colori ne' morti? Come il Rosso,

               fra' Sebastiano, Giulio Romano, Perin del Vaga, perché de' vivi, che
               per se medesimi son notissimi, non accade qui ragionare. Ma quello
               che importa il tutto di questa arte è che l'hanno ridotta oggi talmente
               perfetta e facile per chi possiede il disegno, l'invenzione et il colorito,

               che dove prima da que' nostri maestri si faceva una tavola in sei anni,
               oggi  in  un  anno  questi  maestri  ne  fanno  sei:  et  io  ne  fo
               indubitatamente  fede  e  di  vista  e  d'opera;  e  molto  più  si  veggono
               finite e perfette, che non facevano prima gli altri maestri di conto. Ma

               quello che fra i morti e' vivi porta la palma e trascende e ricuopre
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