Page 709 - Giorgio Vasari
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ne la Compagnia di S. Ieronimo.
               Aveva  sua  dimestichezza  Messer  Paolo  Zambeccaro,  e  come

               amicissimo per ricordanza di lui gli fece fare un quadro assai grande,
               dentrovi una Natività di Cristo che è molto celebrata delle cose che
               egli  fece.  E  per  questa  cagione  Messer  Polo  gli  fece  dipignere  due
               figure in fresco, alla sua villa, molto belle. Fece ancora in fresco una

               storia molto leggiadra in casa Messer Ieronimo Bolognino, con molte
               varie  e  bellissime  figure.  Le  quali  opere  tutte  insieme  gli  avevano
               recato una reverenza in quella città, che v'era tenuto come uno iddio.
               E quello che gliel'accrebbe in infinito, fu che il Duca d'Urbino gli fece

               dipignere  un  par  di  barde  da  cavallo,  nelle  quali  fece  una  selva
               grandissima  d'alberi,  che  vi  era  appiccato  il  fuoco,  e  fuor  di  quella
               usciva quantità grande di tutti gli animali aerei e terrestri, et alcune
               figure: cosa terribile, spaventosa e veramente bella, che fu stimata

               assai per il tempo consumatovi sopra nelle piume degli ucelli e nelle
               altre  sorti  d'animali  terrestri,  oltra  le  diversità  delle  frondi  e  rami
               diversi, che nella varietà degli alberi si vedevano. La quale opera fu
               riconosciuta  con  doni  di  gran  valuta,  per  satisfare  alle  fatiche  del

               Francia; oltra che il Duca sempre gli ebbe obligo per le lodi che egli
               ne ricevé. Il duca Guido Baldo parimente ha nella sua guardaroba, di
               mano del medesimo, in un quadro una Lucrezia romana da lui molto
               stimata, con molte altre pitture, delle quali si farà, quando sia tempo,

               menzione.  Lavorò  dopo  queste,  una  tavola  di  S.  Vitale  et  Agricola,
               allo altare della Madonna, che vi è dentro due Angeli che suonano il
               liuto,  molto  begli.  Non  conterò  già  i  quadri  che  sono  sparsi  per
               Bologna  in  casa  que'  gentiluomini,  e  meno  la  infinità  de'  ritratti  di

               naturale che egli fece, perché troppo sarei prolisso. Basti che mentre
               che egli era in cotanta gloria e godeva in pace le sue fatiche, era in
               Roma Raffaello da Urbino; e tutto il giorno gli venivano intorno molti
               forestieri,  e  fra  gli  altri  molti  gentiluomini  bolognesi,  per  vedere

               l'opere di quello. E perché egli avviene il più delle volte che ognuno
               loda volentieri gli ingegni di casa sua, cominciarono questi bolognesi
               con  Raffaello  a  lodare  l'opere,  la  vita  e  le  virtù  del  Francia;  e  così
               feciono tra loro a parole tanta amicizia, che il Francia e Raffaello si

               salutarono  per  lettere.  Et  udito  il  Francia  tanta  fama  de  le  divine
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