Page 696 - Giorgio Vasari
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fatte  con  belle  e  diverse  attitudini.  Nell'altra  faccia  è  S.  Filippo  nel
               tempio di Marte, che fa uscire di sotto l'altare il serpente che occide
               col puzzo il figliuolo del re. E dove in certe scale finge il pittore la
               buca per la quale uscì di sotto l'altare il serpente, vi dipinse la rottura
               d'uno scaglione tanto bene, che volendo una sera uno de' garzoni di

               Filippo riporre non so che cosa, acciò non fusse veduta da uno che
               picchiava per entrare, corse alla buca così in fretta per appiattarvela
               dentro e ne rimase ingannato. Dimostrò anco tanta arte Filippo nel

               serpente, che il veleno, il fetore et il fuoco pare più tosto naturale che
               dipinto. Et anco molto lodano la invenzione della storia, nell'essere
               quel  Santo  crucifisso,  perché  egli  s'imaginò,  per  quanto  si  conosce,
               che egli in terra fusse disteso in sulla croce, e poi così tutto insieme
               alzato e tirato in alto per via di canapi e funi e di puntegli; le quali

               funi e canapi sono avvolte a certe anticaglie rotte e pezzi di pilastri et
               imbasamenti e tirate da alcuni ministri. Dall'altro lato regge il peso
               della detta croce e del Santo che vi è sopra nudo, da una banda uno

               con una scala, con la quale l'ha inforcata, e dall'altra un altro con un
               puntello,  sostenendola  insino  a  che  due  altri,  fatto  lieva  a  piè  del
               ceppo e pedale d'essa croce, va bilicando il peso, per metterla nella
               buca  fatta  in  terra,  dove  aveva  da  stare  ritta.  Che  più?  Non  è
               possibile, né per invenzione, né per disegno, né per quale si voglia

               altra  industria  o  artifizio,  far  meglio.  Sonovi,  oltre  ciò,  molte
               grottesche  et  altre  cose  lavorate  di  chiaroscuro  simili  al  marmo  e
               fatte stranamente con invenzione e disegno bellissimo. Fece anco ai

               frati  Scopetini  a  S.  Donato  fuor  di  Fiorenza,  detto  Scopeto,  al
               presente rovinato, in una tavola i Magi che offeriscono a Cristo finita
               con molta diligenza, e vi ritrasse in figura d'uno astrologo che ha in
               mano  un  quadrante,  Pier  Francesco  Vecchio  de'  Medici,  figliuolo  di
               Lorenzo di Bicci, e similmente Giovanni padre del signor Giovanni de'

               Medici et un altro Pier Francesco di esso signor Giovanni fratello, et
               altri  segnalati  personaggi.  Sono  in  quest'opera  mori,  indiani,  abiti
               stranamente  acconci  et  una  capanna  bizzarrissima.  Al  Poggio  a

               Caiano cominciò per Lorenzo de' Medici un sacrifizio a fresco in una
               loggia, che rimase imperfetto. E per le monache di S. Ieronimo sopra
               la costa a S. Giorgio in Firenze, cominciò la tavola dell'altar maggiore,
               che dopo la morte sua fu da Alonso Berughetta spagnuolo tirata assai
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