Page 694 - Giorgio Vasari
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in Ungheria al re Mattia, non volle andarvi; ma in quel cambio lavorò
in Firenze per quel re due tavole molto belle che gli furono mandate,
in una delle quali ritrasse quel re, secondo che gli mostrarono le
medaglie. Mandò anco lavori a Genoa, e fece a Bologna in S.
Domenico, allato alla cappella dell'altar maggiore a man sinistra, in
una tavola un S. Bastiano che fu cosa degna di molta lode. A Tanai
de' Nerli fece un'altra tavola di S. Salvadore fuor di Fiorenza. Et a
Piero del Pugliese amico suo lavorò una storia di figure piccole,
condotte con tanta arte e diligenza, che volendone un altro cittadino
una simile, gliela dinegò dicendo esser impossibile farla. Dopo queste
opere fece, pregato da Lorenzo Vecchio de' Medici, per Olivieri
Caraffa cardinale napolitano amico suo, una grandissima opera in
Roma, là dove andando per ciò fare, passò, come volle esso Lorenzo,
da Spoleto per dar ordine di far fare a fra' Filippo suo padre una
sepoltura di marmo a spese di Lorenzo, poiché non aveva potuto
dagli Spoletini ottenere il corpo di quello, per condurlo a Firenze; e
così disegnò Filippo la detta sepoltura con bel garbo, e Lorenzo in su
quel disegno la fece fare, come in altro luogo s'è detto, sontuosa e
bella. Condottosi poi Filippo a Roma fece al detto cardinale Caraffa,
nella chiesa della Minerva, una cappella nella quale dipinse storie
della vita di S. Tommaso d'Aquino et alcune poesie molto belle, che
tutte furono da lui, il quale ebbe in questo sempre propizia la natura,
ingegnosamente trovate. Vi si vede, dunque, dove la Fede ha fatto
prigiona l'Infedeltà, tutti gl'eretici et infedeli. Similmente, come sotto
la Speranza è la Disperazione, così vi sono molte altre virtù che quel
vizio che è loro contrario hanno soggiogato. In una disputa è S.
Tommaso in catedra, che difende la Chiesa da una scuola d'eretici et
ha sotto come vinti Sabellio, Arrio, Averroè et altri, tutti con graziosi
abiti indosso. Della quale storia ne abbiamo di propria mano di
Filippo nel nostro libro de' disegni il proprio, con alcuni altri del
medesimo, fatti con tanta pratica che non si può migliorare. Evvi anco
quando orando S. Tommaso gli dice il Crucifisso: "Bene scripsisti de
me Thoma" et un compagno di lui che udendo quel Crucifisso così
parlare sta stupeffatto e quasi fuor di sé. Nella tavola è la Vergine
annunziata da Gabriello, e nella faccia l'assunzione di quella in cielo