Page 674 - Giorgio Vasari
P. 674

oggi, senza disagio alcuno di quella fabrica. E perché non voleva che
               questo  cielo  apparissi  di  pezzi  come  egli  era,  riquadrò  pezzo  per
               pezzo  d'un  corniciamento  intorno,  che  veniva  a  far  lo  sfondato  del
               rosone, che incastrato e commesso bene a cassetta, univa l'opera di
               maniera che chi la vede la giudica d'un pezzo tutta. Nel medesimo

               luogo  fece  fare  un  palco  piano  di  rosoni  messi  d'oro,  che  è  molto
               lodato.

               Avendo Benedetto compero un podere fuor di Prato, a uscire per la
               porta  Fiorentina  per  venire  verso  Firenze,  e  non  più  lontano  dalla
               terra che un mezzo miglio, fece in sulla strada maestra accanto alla

               porta, una bellissima cappelletta, et in una nicchia una Nostra Donna
               col  Figliuolo  in  collo  di  terra,  lavorata  tanto  bene,  che  così  fatta,
               senza altro colore, è bella quanto se fusse di marmo. Così sono due
               Angeli, che sono a sommo per ornamento, con un candelliere per uno

               in mano. Nel dossale dell'altare è una pietà con la Nostra Donna e S.
               Giovanni di marmo, bellissimo. Lassò anco alla sua morte in casa sua
               molte cose abbozzate di terra e di marmo. Disegnò Benedetto molto
               bene, come si può vedere in alcune carte del nostro libro. Finalmente

               d'anni  54  si  morì,  nel  1498,  e  fu  onorevolmente  sotterrato  in  S.
               Lorenzo. E lasciò che dopo la vita d'alcuni suoi parenti, tutte le sue
               facultà fussino della Compagnia del Bigallo.

               Mentre  Benedetto  nella  sua  giovinezza  lavorò  di  legname  e  di
               commesso, furono suoi concorrenti Baccio Cellini piffero della Signoria
               di  Firenze,  il  quale  lavorò  di  commesso  alcune  cose  d'avorio  molto

               belle,  e  fra  l'altre  un  ottangolo  di  figure  d'avorio  profilate  di  nero,
               bello  affatto,  il  quale  è  nella  guardaroba  del  Duca;  parimente
               Girolamo  della  Cecca,  creato  di  costui,  e  piffero  anch'egli  della

               Signoria, lavorò ne' medesimi tempi pur di commesso molte cose. Fu
               nel medesimo tempo Davit pistolese, che in S. Giovanni Evangelista
               di  Pistoia,  fece  all'entrata  del  coro  un  S.  Giovanni  Evangelista  di
               rimesso, opera più di gran fatica a condursi, che di gran disegno. E
               parimente Geri Aretino, che fece il coro et il pergamo di S. Agostino

               d'Arezzo, de' medesimi rimessi di legnami di figure e prospettive. Fu
               questo Geri molto capriccioso, e fece di canne di legno uno organo
               perfettissimo, di dolcezza e suavità, che è ancor oggi nel Vescovado
   669   670   671   672   673   674   675   676   677   678   679