Page 670 - Giorgio Vasari
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signori, ognuno se lo pensi. Tuttavia messo il lavoro insieme il meglio
               che  potette,  fece  che  il  re  rimase  assai  sodisfatto.  Ma  egli
               nondimeno, recatosi a noia quel mestiero, non lo poté più patire, per
               la  vergogna  che  n'aveva  ricevuto.  E  così  messa  da  canto  ogni
               timidità,  si  diede  alla  scultura,  nella  quale  aveva  di  già  a  Loreto,

               stando con Giuliano suo zio, fatto per la sacrestia un lavamani con
               certi  Angeli  di  marmo.  Nella  quale  arte,  prima  che  partisse
               d'Ungheria, fece conoscere a quel re che se era da principio rimaso

               con vergogna, la colpa era stata dell'esercizio che era basso, e non
               dell'ingegno suo che era alto e pellegrino. Fatto dunque che egli ebbe
               in quelle parti alcune cose di terra e di marmo, che molto piacquero a
               quel re, se ne tornò a Firenze, dove non sì tosto fu giunto, che gli fu
               dato  dai  signori  a  fare  l'ornamento  di  marmo  della  porta  della  lor

               udienza, dove fece alcuni fanciulli, che con le braccia reggono certi
               festoni molto belli. Ma sopra tutto fu bellissima la figura che è nel
               mezzo, d'un S. Giovanni giovanetto, di due braccia, la quale è tenuta

               cosa singulare. Et acciò che tutta quell'opera fusse di sua mano, fece
               i  legni  che  serrano  la  detta  porta  egli  stesso,  e  vi  ritrasse  i  legni
               commessi, in ciascuna parte, una figura, cioè in una Dante e nell'altra
               il  Petrarca:  le  quali  due  figure,  a  chi  altro  non  avesse  in  cotale
               esercizio veduto di man di Benedetto, possono fare conoscere quanto

               egli  fosse  in  quello  raro  et  eccellente.  La  quale  udienza  a'  tempi
               nostri ha fatta dipignere il signor duca Cosimo da Francesco Salviati,
               come al suo luogo si dirà. Dopo fece Benedetto, in S. Maria Novella di

               Fiorenza, dove Filippino dipinse la capella, una sepoltura di marmo
               nero,  in  un  tondo  una  Nostra  Donna  e  certi  Angeli  con  molta
               diligenza, per Filippo Strozzi Vecchio, il ritratto del quale, che vi fece
               di marmo, è oggi nel suo palazzo. Al medesimo Benedetto fece fare
               Lorenzo  Vecchio  de'  Medici  in  Santa  Maria  del  Fiore,  il  ritratto  di

               Giotto, pittore fiorentino, e lo collocò sopra l'epitaffio, del quale si è di
               sopra,  nella  vita  di  esso  Giotto,  a  bastanza  ragionato,  la  quale
               scultura  di  marmo  è  tenuta  ragionevole.  Andato  poi  Benedetto  a

               Napoli, per essere morto Giuliano suo zio, del quale egli era erede,
               oltre alcune opere che fece a quel re, fece per il conte di Terra Nuova,
               in una tavola di marmo nel monasterio de' monaci di Monte Oliveto,
               una  Nunziata  con  certi  Santi  e  fanciulli  intorno,  bellissimi,  che
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