Page 662 - Giorgio Vasari
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VITA DI SANDRO BOTTICELLO PITTOR FIORENTINO


               Ne' medesimi tempi del Magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici, che fu

               veramente  per  le  persone  d'ingegno  un  secol  d'oro,  fiorì  ancora
               Alessandro, chiamato a l'uso nostro Sandro e detto di Botticello per la
               cagione che appresso vedremo. Costui fu figliuolo di Mariano Filipepi,

               cittadino fiorentino dal quale diligentemente allevato e fatto instruire
               in tutte quelle cose che usanza è di insegnarsi a' fanciulli in quella
               età, prima che e' si ponghino a le botteghe, ancora che agevolmente
               apprendesse tutto quello che e' voleva, era nientedimanco inquieto
               sempre; né si contentava di scuola alcuna, di leggere, di scrivere o di

               abbaco;  di  maniera  che  il  padre  infastidito  di  questo  cervello  sì
               stravagante, per disperato lo pose a lo orefice con un suo compare
               chiamato  Botticello,  assai  competente  maestro  allora  in  quell'arte.

               Era  in  quella  età  una  dimestichezza  grandissima  e  quasi  che  una
               continova pratica, tra gli orefici et i pittori; per la quale Sandro, che
               era destra persona e si era volto tutto al disegno, invaghitosi della
               pittura, si dispose volgersi a quella. Per il che aprendo liberamente
               l'animo  suo  al  padre,  da  lui  che  conobbe  la  inchinazione  di  quel

               cervello, fu condotto a fra' Filippo del Carmine, eccellentissimo pittore
               allora et acconcio seco a imparare, come Sandro stesso desiderava.
               Datosi  dunque  tutto  a  quell'arte,  seguitò  et  imitò  sì  fattamente  il

               maestro suo, che fra' Filippo gli pose amore; et insegnolli di maniera
               che e' pervenne tosto ad un grado che nessuno lo arebbe stimato.
               Dipinse,  essendo  giovanetto,  nella  mercatanzia  di  Fiorenza,  una
               Fortezza  fra  le  tavole  delle  virtù  che  Antonio  e  Piero  del  Pollaiuolo
               lavorarono. In S. Spirito di Fiorenza fece una tavola alla cappella de'

               Bardi, la quale è con diligenza lavorata et a buon fin condotta, dove
               sono alcune olive e palme lavorate con sommo amore. Lavorò nelle
               Convertite  una  tavola  a  quelle  monache,  et  a  quelle  di  S.  Barnabà

               similmente un'altra. In Ogni Santi dipinse a fresco nel tramezzo alla
               porta  che  va  in  coro,  per  i  Vespucci,  un  S.  Agostino,  nel  quale
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