Page 640 - Giorgio Vasari
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pratico avesse fatto, se non con molta fatica e diligenza, quello che
egli fece in quell'opera, benissimo lavorata in fresco. Nel medesimo
spedale miniò Gherardo, per la chiesa, una infinità di libri, et alcuni
per S. Maria del Fiore di Fiorenza; et alcuni altri per Matia Corvino, re
di Ungheria; i quali, sopravvenuta la morte del detto re, insieme con
altri di mano di Vante e di altri maestri che per il detto re lavoravono
in Fiorenza, furono pagati e presi dal Magnifico Lorenzo de' Medici e
posti nel numero di quelli tanto nominati che preparavano per far la
libraria, e poi da papa Clemente VII fu fabricata et ora dal duca
Cosimo si dà ordine di publicare. Ma di maestro di minio divenuto,
come si è detto, pittore, oltre l'opere dette, fece in un gran cartone
alcune figure grande per i Vangelisti, che di musaico aveva a fare
nella cappella di S. Zanobi. E prima che gli fusse fatta fare dal
Magnifico Lorenzo de' Medici l'allogazione di detta cappella, per
mostrare che intendeva la cosa del musaico e che sapeva fare senza
compagno, fece una testa grande di S. Zanobi, quanto il vivo, la quale
rimase in S. Maria del Fiore, e si mette ne' giorni più solenni in
sull'altare di detto Santo o in altro luogo, come cosa rara.
Mentre che Gherardo andava queste cose lavorando, furono recate in
Fiorenza alcune stampe di maniera tedesca fatte da Martino e da
Alberto Duro; per che, piacendogli molto quella sorte d'intaglio, si
mise col bulino a intagliare, e ritrasse alcune di quelle carte
benissimo, come si può veder in certi pezzi che ne sono nel nostro
libro insieme con alcuni disegni di mano del medesimo. Dipinse
Gherardo molti quadri che furono mandati di fuori, de' quali uno n'è in
Bologna nella chiesa di S. Domenico, alla cappella di S. Caterina da
Siena dentrovi essa Santa benissimo dipinta. Et in S. Marco di Firenze
fece sopra la tavola del perdono un mezzo tondo pieno di figure
molto graziose. Ma quanto sodisfaceva costui agl'altri, tanto meno
sodisfaceva a sé in tutte le cose, eccetto nel musaico; nella qual
sorte di pittura fu più tosto concorrente che compagno a Domenico
Ghirlandaio. E se fusse più lungamente vivuto sarebbe in quello
divenuto eccellentissimo, perché vi durava fatica volentieri et aveva
trovato in gran parte i segreti buoni di quell'arte.
Vogliono alcuni che Attavante, altrimenti Vante, miniator fiorentino,