Page 592 - Giorgio Vasari
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artifiziosissime che vi sono, vi si vede un arco di macigno che regge
una cortina di marmo aggruppata, tanto netta, che fra il bianco del
marmo et il bigio del macigno, ella pare molto più simile al vero
panno, che al marmo. In su la cassa del corpo sono alcuni fanciulli
veramente bellissimi et il morto stesso, con una Nostra Donna in un
tondo, lavorata molto bene. La cassa tiene il garbo di quella di
porfido, che è in Roma su la piazza della Ritonda. Questa sepoltura
del cardinale fu posta su nel 1459 e tanto piacque la forma sua e
l'architettura della cappella al Duca di Malfi nipote di papa Pio
Secondo, che dalle mani del maestro medesimo ne fece fare in Napoli
un'altra per la donna sua, simile a questa in tutte le cose, fuori che
nel morto. Di più vi fece una tavola di una Natività di Cristo nel
presepio con un ballo d'Angeli in su la capanna, che cantano a bocca
aperta, in una maniera che ben pare che dal fiato in fuori Antonio
desse loro ogn'altra movenza et affetto, con tanta grazia e con tanta
pulitezza, che più operare non possono nel marmo il ferro e l'ingegno.
Per il che sono state molto stimate le cose sue da Michelagnolo e da
tutto il restante degl'artefici più che eccellenti. Nella Pieve d'Empoli
fece di marmo un San Bastiano che è tenuto cosa bellissima; e di
questo avemo un disegno di sua mano nel nostro libro, con tutta
l'architettura e figure della cappella detta di San Miniato in Monte, et
insieme il ritratto di lui stesso.
Antonio finalmente si morì in Fiorenza d'età d'anni 46, lasciando un
suo fratello architettore e scultore, chiamato Bernardo, il quale in
Santa Croce fece di marmo la sepoltura di Messer Lionardo Bruni
aretino, che scrisse la storia fiorentina e fu quel gran dotto che sa
tutto il mondo. Questo Bernardo fu nelle cose d'architettura molto
stimato da papa Nicola Quinto, il quale l'amò assai, e di lui si servì in
moltissime opere che fece nel suo pontificato; e più averebbe fatto,
se a quell'opere che aveva in animo di far quel Pontefice, non si fusse
interposta la morte. Gli fece dunque rifare, secondo che racconta
Giannozzo Manetti, la piazza di Fabriano, l'anno che per la peste vi
stette alcuni mesi; e dove era stretta e malfatta, la riallargò e ridusse
in buona forma, facendovi intorno intorno un ordine di botteghe utili e
molto commode e belle. Ristaurò appresso e rifondò la chiesa di S.