Page 589 - Giorgio Vasari
P. 589
VITA DI GALASSO GALASSI PITTORE
Quando in una città dove non sono eccellenti artefici vengono
forestieri a fare opere, sempre si desta l'ingegno a qualch'uno, che si
sforza di poi con l'apprendere quella medesima arte far sì che nella
sua città non abbino più a venire gli strani, per abbellirla, da quivi
inanzi e portarne le facultà; le quali si ingegna di meritare egli con la
virtù e di acquistarsi quelle ricchezze che troppo gli parsono belle ne'
forestieri.
Il che chiaramente fu manifesto in Galasso ferrarese, il quale,
veggendo Pietro dal Borgo a San Sepolcro rimunerato da quel Duca
dell'opre e delle cose che lavorò, et oltra ciò onoratamente tratenuto
in Ferrara, fu per tale esempio incitato, dopo la partita di quello, di
darsi alla pittura, talmente che in Ferrara acquistò fama di buono et
eccellente maestro. La qual cosa lo fece tanto più grato in quel luogo,
quanto nello andare a Vinegia imparò il colorire a olio e lo portò a
Ferrara, per che fece poi infinite figure in tal maniera, che sono per
Ferrara sparte in molte chiese. Appresso, venutosene a Bologna,
condottovi da alcuni frati di San Domenico, fece ad olio una cappella
in San Domenico; e così il grido di lui crebbe insieme col credito. Per
che appresso questo lavorò a Santa Maria del Monte fuor di Bologna,
luogo de' Monaci Neri, e fuor della porta di San Mammolo, molte
pitture in fresco; e così alla Casa di Mezzo per questa medesima
strada fu la chiesa tutta dipinta di man sua et a fresco lavorata nella
quale egli fece le storie del Testamento Vecchio.
Visse sempre costumatissimamente e si dimostrò molto cortese e
piacevole, nascendo ciò per lo essere più uso fuor della patria sua a
vivere et a abitare che in quella. Vero è che per non essere egli molto
regolato nel viver suo, non durò molto tempo in vita, andandosene di
anni cinquanta, o circa, a quella vita che non ha fine; onorato dopo la
morte da uno amico, di questo epitaffio: