Page 587 - Giorgio Vasari
P. 587
Federigo, del qual fece il ritratto et in medaglia e di pittura, che
quando se ne tornò a Siena sua patria, si trovò non meno essere
stato onorato che beneficato. Fece per papa Pio Secondo tutti i
disegni e modelli del palazzo e Vescovado di Pienza, patria del detto
papa, e da lui fatta città e dal suo nome chiamata Pienza, che prima
era detta Corfignano, che furon per quel luogo, magnifici et onorati
quanto potessino essere, e così la forma e fortificazione di detta città,
et insieme il palazzo e loggia pel medesimo Pontefice. Onde poi
sempre visse onoratamente e fu, nella sua città, del supremo
magistrato de' Signori onorato. Ma pervenuto finalmente all'età d'anni
47, si morì. Furono le sue opere intorno al 1480. Lasciò costui suo
compagno e carissimo amico, Iacopo Cozzerello, il quale attese alla
scultura et all'architettura, e fece alcune figure di legno in Siena; e
d'architettura S. Maria Maddalena fuor della porta a' Tufi, la quale
rimase imperfetta per la sua morte. E noi gl'avemo pur questo obligo,
che da lui si ebbe il ritratto di Francesco sopra detto, il quale fece di
sua mano. Il quale Francesco merita che gli sia avuto grande obligo,
per avere facilitato le cose d'architettura, e recatole più giovamento
che alcun altro avesse fatto, da Filippo di ser Brunellesco insino al
tempo suo.
Fu sanese e scultore similmente molto lodato, Lorenzo di Piero
Vecchietti, il qual essendo prima stato orefice molto stimato, si diede
finalmente alla scultura et a gettar di bronzo, nelle quali arti mise
tanto studio che divenuto eccellente gli fu dato a fare, di bronzo, il
tabernacolo dell'altar maggiore del Duomo di Siena sua patria, con
quegli ornamenti di marmo che ancor vi si veggiono. Il qual getto,
che fu mirabile, gl'acquistò nome e riputazione grandissima per la
proporzione e grazia che egli ha in tutte le parti; e chi bene considera
questa opera, vede in essa buon disegno e che l'artefice suo fu
giudizioso e pratico valent'uomo. Fece il medesimo in un bel getto di
metallo, per la cappella de' pittori sanesi nello spedale grande della
Scala, un Cristo nudo che tiene la croce in mano, d'altezza quanto il
vivo; la qual opera, come venne benissimo nel getto così fu rinetta
con amore e diligenza. Nella medesima casa, nel peregrinario, è una
storia dipinta da Lorenzo di colori. E sopra la porta di San Giovanni un