Page 567 - Giorgio Vasari
P. 567

luogo,  dove  uno  di  questi  dipintori  di  contado  che  lavorano  a  poco
               pregio  dipigneva  un  tabernacolo  d'un  contadino,  onde  Andrea,  che
               mai  più  non  aveva  veduta  simil  cosa,  assalito  da  una  sùbita
               maraviglia, cominciò attentissimamente a guardare e considerare la
               maniera di tale lavoro. E gli venne subito un desiderio grandissimo et

               una  voglia  sì  spasimata  di  quell'arte,  che  senza  mettere  tempo  in
               mezzo, cominciò per le mure e su per le pietre co' carboni o con la
               punta  del  coltello,  a  sgraffiare  et  a  disegnare  animali  e  figure,  sì

               fattamente  che  e'  moveva  non  piccola  maraviglia  in  chi  le  vedeva.
               Cominciò  dunque  a  correr  la  fama  tra'  contadini,  di  questo  nuovo
               studio  di  Andrea  onde,  pervenendo  (come  volle  la  sua  ventura)
               questa  cosa  agli  orecchi  d'un  gentiluomo  fiorentino,  chiamato
               Bernardetto  de'  Medici,  che  quivi  aveva  sue  possessioni,  volle

               conoscere  questo  fanciullo;  e  vedutolo  finalmente  et  uditolo
               ragionare con molta prontezza, lo dimandò se egli farebbe volentieri
               l'arte  del  dipintore;  e  rispondendoli  Andrea  che  e'  non  potrebbe

               avvenirli  cosa  più  grata,  né  che  quanto  questa  mai  gli  piacesse,  a
               cagione  che  e'  venisse  perfetto  in  quella,  ne  lo  menò  con  seco  a
               Fiorenza, e con uno di que' maestri che erano allora tenuti migliori, lo
               acconciò a lavorare. Per il che seguendo Andrea l'arte della pittura, et
               agli studii di quella datosi tutto, mostrò grandissima intelligenza nelle

               difficultà dell'arte, e massimamente nel disegno. Non fece già così poi
               nel colorire le sue opere, le quali facendo alquanto crudette et aspre,
               diminuì gran parte della bontà e grazia di quelle, e massimamente

               una  certa  vaghezza  che  nel  suo  colorito  non  si  ritruova.  Era
               gagliardissimo  nelle  movenze  delle  figure  e  terribile  nelle  teste  de'
               maschi e delle femmine, faccendo gravi gli aspetti loro e con buon
               disegno. Le opere di man sua furono da lui dipinte, nel principio della
               sua  giovanezza,  nel  chiostro  di  San  Miniato  al  Monte,  quando  si

               scende di chiesa per andare in convento, di colori a fresco, una storia
               di  San  Miniato  e  San  Cresci,  quando  dal  padre  e  dalla  madre  si
               partono.  Erano  in  San  Benedetto,  bellissimo  monasterio  fuor  della

               porta  a  Pinti,  molte  pitture  di  mano  d'Andrea  in  un  chiostro  et  in
               chiesa, delle quali non accade far menzione, essendo andate in terra
               per l'assedio di Firenze. Dentro alla città, nel monasterio de' monaci
               degl'Angeli, nel primo chiostro dirimpetto alla porta principale, dipinse
   562   563   564   565   566   567   568   569   570   571   572