Page 540 - Giorgio Vasari
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VITA D'ANTONELLO DA MESSINA PITTORE
Quando io considero meco medesimo le diverse qualità de' benefizii
et utili, che hanno fatto all'arte della pittura molti maestri che hanno
seguitato questa seconda maniera, non posso, mediante le loro
operazioni, se non chiamarli veramente industriosi et eccellenti,
avendo eglino massimamente cercato di ridurre in miglior grado la
pittura, senza pensare a disagio o spesa o ad alcun loro interesso
particolare. Seguitandosi adunque di adoperare in su le tavole et in
sulle tele non altro colorito che a tempera, il qual modo fu cominciato
da Cimabue l'anno 1250 nello stare egli con que' Greci e seguitato poi
da Giotto e dagl'altri de' quali si è insino a qui ragionato, si andava
continuando il medesimo modo di fare, se ben conoscevano gl'artefici
che nelle pitture a tempera mancavano l'opere d'una certa
morbidezza e vivacità, che arebbe potuto arrecare, trovandola, più
grazia al disegno, vaghezza al colorito e maggior facilità nell'unire i
colori insieme, avendo eglino sempre usato di tratteggiare l'opere
loro per punta solamente di pennello. Ma se bene molti avevano
sofisticando cercato di tal cosa, non però aveva niuno trovato modo
che buono fusse; né usando vernice liquida o altra sorte di colori
mescolati nelle tempere. E fra molti, che cotali cose o altre simili
provarono, ma invano, furono Alesso Baldovinetti, Pissello e molti
altri, a niuno de' quali non riuscirono l'opere di quella bellezza e
bontà, che si erano imaginato. E quando anco avessino quello che
cercavano trovato, mancava loro il modo di fare che le figure in
tavola posassino come quelle che si fanno in muro, et il modo ancora
di poterle lavare, senza che se n'andasse il colore, e che elle
reggessino nell'essere maneggiate, ad ogni percossa. Delle quali
cose, ragunandosi buon numero d'artefici avevano senza frutto molte
volte disputato. Questo medesimo disiderio avevano molti elevati
ingegni, che attendevano alla pittura fuor d'Italia, cioè i pittori tutti di
Francia, Spagna, Alemagna e d'altre privincie. Avvenne dunque,
stando le cose in questi termini, che lavorando in Fiandra Giovanni da