Page 530 - Giorgio Vasari
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dunque, se più che per l'opere manuali è conosciuto per le scritture il
               famoso  Leon  Batista,  il  quale  nato  a  Fiorenza  della  nobilissima
               famiglia degl'Alberti, della quale si è in altro luogo ragionato, attese
               non  solo  a  cercare  il  mondo  e  misurare  le  antichità,  ma  ancora,
               essendo a ciò assai inclinato, molto più allo scrivere che all'operare.

               Fu bonissimo aritmetico e geometrico, e scrisse dell'architettura dieci
               libri  in  lingua  latina,  publicati  da  lui  nel  1481,  et  oggi  si  leggono
               tradotti  in  lingua  fiorentina  dal  reverendo  Messer  Cosimo  Bartoli,

               preposto di San Giovanni di Firenze. Scrisse della pittura tre libri, oggi
               tradotti  in  lingua  toscana  da  Messer  Lodovido  Domenichi;  fece  un
               trattato de' tirari et ordini di misurar altezze; i libri della vita civile et
               alcune cose amorose in prosa et in versi; e fu il primo che tentasse di
               ridurre i versi volgari alla misura de' latini, come si vede in quella sua

               epistola:


               Questa per estrema miserabile pistola mando

               a te, che spregi miseramente noi.



               Capitando Leon Batista a Roma, al tempo di Nicola Quinto, che aveva
               col suo modo di fabricare messo tutta Roma sottosopra, divenne, per

               mezzo  del  Biondo  da  Furlì  suo  amicissimo,  familiare  del  Papa,  che
               prima si consigliava nelle cose d'architettura con Bernardo Rossellino
               scultore et architetto fiorentino, come si dirà nella vita d'Antonio suo
               fratello. Costui, avendo messo mano a rassettare il palazzo del papa
               et a fare alcune cose in Santa Maria Maggiore, come volle il Papa, da

               indi inanzi si consigliò sempre con Leon Batista. Onde il Pontefice col
               parere  dell'uno  di  questi  duoi  e  coll'esseguire  dell'altro,  fece  molte
               cose utili e degne di esser lodate; come furono il condotto dell'acqua

               vergine,  il  quale  essendo  guasto  si  racconciò;  e  si  fece  la  fonte  in
               sulla  piazza  de'  Trievi  con  quelli  ornamenti  di  marmo  che  vi  si
               veggiono,  ne'  quali  sono  l'arme  di  quel  Pontefice  e  del  popolo
               romano.

               Dopo,  andato  al  signor  Sigismondo  Malatesti  d'Arimini,  gli  fece  il

               modello  della  chiesa  di  S.  Francesco,  e  quello  della  facciata
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