Page 522 - Giorgio Vasari
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monasterio di San Felice in piazza, il quale era dell'ordine di
Camaldoli, fece in una tavola la Nostra Donna, S. Giovanni Battista,
San Domenico, San Tommaso e San Piero martire, con figure piccole
assai. Si vede anco nel tramezzo di Santa Maria Nuova una tavola di
sua mano.
Per questi tanti lavori, essendo chiara per tutta Italia la fama di fra'
Giovanni, papa Nicola Quinto mandò per lui, et in Roma gli fece fare
la cappella del palazzo, dove il papa ode la messa, con un Deposto di
croce et alcune storie di S. Lorenzo bellissime, e miniar alcuni libri
che sono bellissimi. Nella Minerva fece la tavola dell'altar maggiore,
et una Nunziata che ora è a canto alla cappella grande, appoggiata a
un muro. Fece anco per il detto Papa la cappella del Sagramento in
palazzo, che fu poi rovinata da Paulo Terzo per dirizzarvi le scale,
nella quale opera, che era eccellente in quella maniera sua, aveva
lavorato in fresco alcune storie della vita di Gesù Cristo, e fattovi
molti ritratti di naturale, di persone segnalate di que' tempi, i quali
per avventura sarebbono oggi perduti, se il Giovio non avesse fattone
ricavar questi per il suo museo: papa Nicola Quinto, Federigo
imperatore, che in quel tempo venne in Italia, frate Antonino, che poi
fu arcivescovo di Firenze, il Biondo da Furlì e Ferrante d'Aragona. E
perché al Papa parve fra' Giovanni, sì come era veramente, persona
di santissima vita, quieta e modesta, vacando l'arcivescovado in quel
tempo di Firenze, l'aveva giudicato degno di quel grado; quando
intendendo ciò il detto frate, supplicò a Sua Santità che provedesse
d'un altro, perciò che non si sentiva atto a governar popoli, ma che
avendo la sua Religione un frate amorevole de' poveri, dottissimo di
governo e timorato di Dio, sarebbe in lui molto meglio quella dignità
collocata, che in sé. Il Papa sentendo ciò, e ricordandosi che quello
che diceva era vero, gli fece la grazia liberamente; e così fu fatto
arcivescovo di Fiorenza frate Antonino dell'Ordine de' predicatori,
uomo veramente, per santità e dottrina, chiarissimo, et insomma tale
che meritò che Adriano Sesto lo canonizzasse a' tempi nostri. Fu gran
bontà quella di fra' Giovanni, e nel vero cosa rarissima concedere una
dignità et uno onore e carico così grande, a sé offerto da un sommo
pontefice, a colui che egli, con buon occhio e sincerità di cuore, ne