Page 520 - Giorgio Vasari
P. 520

quanto più non si può dire. Ma particolarmente è bella a maraviglia la
               tavola  dell'altar  maggiore  di  quella  chiesa,  perché  oltre  che  la
               Madonna muove a divozione chi la guarda, per la semplicità sua, e
               che i Santi che le sono intorno sono simili a lei, la predella nella quale
               sono storie del martirio di S. Cosimo e Damiano e degl'altri, è tanto

               ben fatta che non è possibile imaginarsi di poter veder mai cosa fatta
               con più diligenza, né le più delicate o meglio intese figurine di quelle.
               Dipinse  similmente  a  S.  Domenico  di  Fiesole,  la  tavola  dell'altar

               maggiore,  la  quale,  perché  forse  pareva  che  si  guastasse,  è  stata
               ritocca da altri maestri e peggiorata. Ma la predella et il ciborio del
               Sacramento sonosi meglio mantenuti; et infinite figurine, che in una
               gloria celeste vi si veggiono, sono tanto belle che paiono veramente
               di  paradiso,  né  può,  chi  vi  si  accosta,  saziarsi  di  vederle.  In  una

               capella  della  medesima  chiesa,  è  di  sua  mano,  in  una  tavola,  la
               Nostra  Dama  anunziata  dall'angelo  Gabriello,  con  un  profilo  di  viso
               tanto  devoto,  delicato  e  ben  fatto,  che  par  veramente  non  da  un

               uomo, ma fatto in Paradiso; e nel campo del paese è Adamo et Eva,
               che furono cagione che della Vergine incarnasse il Redentore; nella
               predella  ancora  sono  alcune  storiette  bellissime.  Ma  sopra  tutte  le
               cose che fece, fra' Giovanni avanzò se stesso e mostrò la somma virtù
               sua  e  l'intelligenza  dell'arte,  in  una  tavola,  che  è  nella  medesima

               chiesa  allato  alla  porta,  entrando  a  man  manca,  nella  quale  Gesù
               Cristo incorona Nostra Donna in mezzo a un coro d'angeli, et in fra
               una multitudine infinita di Santi e Sante, tanti in numero, tanto ben

               fatti e con sì varie attitudini e diverse arie di teste, che incredibile
               piacere  e  dolcezza  si  sente  in  guardarle,  anzi  pare  che  que'  spiriti
               beati  non  possino  essere  in  cielo  altrimente,  o  per  meglio  dire,  se
               avessero corpo, non potrebbono; perciò che tutti i Santi e le Sante
               che vi sono, non solo sono vivi e con arie delicate e dolci, ma tutto il

               colorito di quell'opera par che sia di mano d'un Santo o d'un Angelo,
               come sono; onde a gran ragione fu sempre chiamato questo da ben
               religioso, frate Giovanni Angelico. Nella predella poi, le storie che vi

               sono  della  Nostra  Donna  e  di  S.  Domenico,  sono  in  quel  genere
               divine; et io per me posso con verità affermare che non veggio mai
               questa opera che non mi paia cosa nuova, né me ne parto mai sazio.
   515   516   517   518   519   520   521   522   523   524   525