Page 514 - Giorgio Vasari
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ordine  di  colonne  corinzie  divinamente  misurate;  un  villano  che,
               appoggiato  con  le  mani  in  su  la  vanga,  sta  con  tanta  prontezza  a
               udire parlare Santa Lena, mentre le tre croci si disotterrano, che non
               è  possibile  migliorarlo;  il  morto  ancora  è  benissimo  fatto,  che  al
               toccar della croce resuscita; e la letizia similmente di Santa Lena, con

               la maraviglia de' circostanti che si inginocchiano ad adorare. Ma sopra
               ogni altra considerazione e d'ingegno e d'arte, è lo avere dipinto la
               notte et un Angelo in iscorto che, venendo a capo all'ingiù a portare il

               segno della vittoria a Gostantino che dorme in un padiglione guardato
               da un cameriere e da alcuni armati oscurati dalle tenebre della notte,
               con  la  stessa  luce  sua  illumina  il  padiglione,  gl'armati  e  tutti  i
               dintorni, con grandissima discrezione: per che Pietro fa conoscere in
               questa  oscurità  quanto  importi  imitare  le  cose  vere,  e  lo  andarle

               togliendo  dal  proprio.  Il  che  avendo  egli  fatto  benissimo,  ha  dato
               cagione  ai  moderni  di  seguitarlo  e  di  venire  a  quel  grado  sommo,
               dove si veggiono ne' tempi nostri le cose. In questa medesima storia

               espresse  efficacemente  in  una  battaglia  la  paura,  l'animosità,  la
               destrezza,  la  forza  e  tutti  gli  altri  affetti  che  in  coloro  si  possono
               considerare che combattono, e gl'accidenti parimente, con una strage
               quasi incredibile di feriti, di cascati e di morti. Ne' quali, per avere
               Pietro  contrafatto  in  fresco  l'armi  che  lustrano,  merita  lode

               grandissima, non meno che per aver fatto nell'altra faccia, dove è la
               fuga e la sommersione di Massenzio, un gruppo di cavagli in iscorcio,
               così maravigliosamente condotti, che rispetto a que' tempi si possono

               chiamare troppo begli e troppo eccellenti. Fece in questa medesima
               storia  uno  mezzo  ignudo  e  mezzo  vestito  alla  saracina,  sopra  un
               cavallo secco molto ben ritrovato di notomia, poco nota nell'età sua.
               Onde  meritò  per  questa  opera  da  Luigi  Bacci,  il  quale  insieme  con
               Carlo  et  altri  suoi  fratelli  e  molti  Aretini  che  fiorivano  allora  nelle

               lettere  quivi  intorno  alla  decolazione  d'un  re  ritrasse,  essere
               largamente  premiato  e  di  essere,  sì  come  fu  poi,  sempre  amato  e
               reverito  in  quella  città,  la  quale  aveva  l'opere  sue  tanto  illustrata.

               Fece  anco  nel  Vescovado  di  detta  città  una  S.  Maria  Madalena  a
               fresco,  allato  alla  porta  della  sagrestia;  e  nella  Compagnia  della
               Nunziata  fece  il  segno  da  portare  a  processione;  a  S.  Maria  delle
               Grazie fuor della terra, in testa d'un chiostro, in una sedia tirata in
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