Page 436 - Giorgio Vasari
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lodi; e massimamente per avere egli dato ordine nel suo magisterio
               alla bella maniera de' tempi nostri. E che questo sia il vero, tutti i più
               celebrati scultori e pittori che sono stati da lui in qua esercitandosi e
               studiando in questa cappella, sono divenuti eccellenti e chiari, cioè
               fra'  Giovanni  da  Fiesole,  fra'  Filippo,  Filippino  che  la  finì,  Alessio

               Baldovinetti, Andrea dal Castagno, Andrea del Verrocchio, Domenico
               del  Grillandaio,  Sandro  di  Botticello,  Lionardo  da  Vinci,  Pietro
               Perugino,  fra'  Bartolomeo  di  San  Marco,  Mariotto  Albertinelli  et  il

               divinissimo  Michelagnolo  Buonarroti.  Raffaello  ancora  da  Urbino  di
               quivi trasse il principio della bella maniera sua, il Granaccio, Lorenzo
               di Credi, Ridolfo del Grillandaio, Andrea del Sarto, il Rosso, il Francia
               Bigio,  Baccio  Bandinelli,  Alonso  Spagnuolo,  Iacopo  da  Puntormo,
               Pierino  del  Vaga  e  Toto  del  Nunziata;  et  insomma  tutti  coloro  che

               hanno cercato imparar quella arte, sono andati a imparar sempre a
               questa cappella, et apprendere i precetti e le regole del far bene da
               le figure di Masaccio. E se io non ho nominati molti forestieri e molti

               Fiorentini  che  sono  iti  a  studiare  a  detta  cappella,  basti  che  dove
               corrono i capi dell'arte, quivi ancora concorrono le membra. Ma con
               tutto  che  le  cose  di  Masaccio  siano  state  sempre  in  cotanta
               riputazione, egli è nondimeno opinione, anzi pur credenza ferma di
               molti, che egli arebbe fatto ancora molto maggior frutto nell'arte, se

               la morte, che di 26 anni ce lo rapì, non ce lo avesse tolto così per
               tempo.  Ma,  o  fusse  l'invidia  o  fusse  pure  che  le  cose  buone
               comunemente  non  durano  molto,  e'  si  morì  nel  bel  del  fiorire,  et

               andossene  sì  di  subito,  che  e'  non  mancò  chi  dubitasse  in  lui  di
               veleno, assai più che d'altro accidente.

               Dicesi  che  sentendo  la  morte  sua,  Filippo  di  Ser  Brunellesco  disse:
               "Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita", e gli dolse
               infinitamente,  essendosi  affaticato  gran  pezzo  in  mostrargli  molti
               termini di prospettiva e d'architettura. Fu sotterrato nella medesima

               chiesa  del  Carmine  l'anno  1443.  E  se  bene  allora  non  gli  fu  posto
               sopra il sepolcro memoria alcuna, per essere stato poco stimato vivo,
               non gli è però mancato doppo la morte chi lo abbia onorato di questi
               epitaffi:
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