Page 432 - Giorgio Vasari
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casamenti  bellissimi  in  prospettiva,  tirati  in  una  maniera  che  e'

               dimostrano in un tempo medesimo il didentro et il difuori, per avere
               egli  presa  la  loro  veduta,  non  in  faccia,  ma  in  su  le  cantonate  per
               maggior difficultà. Cercò più degli altri maestri di fare gli ignudi e gli
               scorti nelle figure, poco usati avanti di lui. Fu facilissimo nel far suo,

               et è, come si è detto, molto semplice nel panneggiare. È di sua mano
               una  tavola  fatta  a  tempera,  nella  quale  è  una  Nostra  Donna  in
               grembo a Sant'Anna, col Figliuolo in collo; la quale tavola è oggi in S.

               Ambruogio di Firenze nella capella che è allato alla porta, che va al
               parlatorio  delle  monache.  Nella  chiesa  ancora  di  San  Niccolò  di  là
               d'Arno,  è  nel  tramezzo  una  tavola  di  mano  di  Masaccio  dipinta  a
               tempera,  nella  quale,  oltra  la  Nostra  Donna  che  vi  è  dall'Angelo
               annunziata, vi è un casamento pieno di colonne, tirato in prospettiva,

               molto bello perché, al disegno delle linee che è perfetto, lo fece di
               maniera con i colori sfuggire, che a poco a poco abagliatamente si
               perde di vista: nel che mostrò assai d'intender la prospettiva.

               Nella Badia di Firenze dipinse a fresco in un pilastro, dirimpetto a uno
               di  quegli  che  reggono  l'arco  dell'altar  maggiore,  Santo  Ivo  di

               Brettagna, figurandolo dentro a una nicchia, perché i piedi scortassino
               alla veduta di sotto. La qual cosa non essendo sì bene stata usata da
               altri, gl'acquistò non piccola lode, e sotto il detto Santo sopra un'altra
               cornice, gli fece intorno vedove, pupilli e poveri, che da quel Santo

               sono nelle loro bisogne aiutati. In Santa Maria Novella ancora dipinse
               a fresco sotto il tramezzo della chiesa una Trinità che è posta sopra
               l'altar di S. Ignazio, e la Nostra Donna e S. Giovanni Evangelista, che
               la  mettono  in  mezzo  contemplando  Cristo  crucifisso.  Dalle  bande

               sono  ginocchioni  due  figure,  che  per  quanto  si  può  giudicare,  sono
               ritratti  di  coloro  che  la  feciono  dipignere;  ma  si  scorgono  poco,
               essendo ricoperti da un ornamento messo d'oro. Ma quello che vi è
               bellissimo  oltre  alle  figure,  è  una  volta  a  mezza  botte  tirata  in

               prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni, che diminuiscono e
               scortano  così  bene,  che  pare  che  sia  bucato  quel  muro.  Dipinse
               ancora  in  Santa  Maria  Maggiore,  a  canto  alla  porta  del  fianco,  la
               quale  va  a  San  Giovanni,  nella  tavola  d'una  capella,  una  Nostra

               Donna, Santa Caterina e San Giuliano. E nella predella fece alcune
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