Page 427 - Giorgio Vasari
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loro  prontezza  e  vivacità.  Dipinse  ancora  in  S.  Domenico,  vicino
               all'altar maggiore nella facciata destra, una Nostra Donna, S. Antonio
               e S. Niccolò a fresco, per la famiglia degl'Alberti da Catenaia, del qual
               luogo erano signori, prima che rovinato quello venissero ad abitare
               Arezzo e Firenze. E che siano una medesima cosa lo dimostra l'arme

               degl'uni e degl'altri, che è la medesima. Ben è vero che oggi quelli
               d'Arezzo, non degl'Alberti ma da Catenaia sono chiamati, e quelli di
               Firenze non da Catenaia ma degl'Alberti. E mi ricorda aver veduto, et

               anco letto, che la Badia del Sasso, la quale era nell'Alpe di Catenaia,
               e che oggi è rovinata e ridotta più a basso verso Arno, fu dagli stessi
               Alberti edificata alla Congregazione di Camaldoli, et oggi la possiede
               il monasterio degl'Angeli di Firenze, e la riconosce dalla detta famiglia
               che in Firenze è nobilissima.

               Dipinse  Parri  nell'udienza  vecchia  della  Fraternità  di  S.  Maria  della

               Misericordia  una  Nostra  Donna  che  ha  sotto  il  manto  il  popolo
               d'Arezzo, nel quale ritrasse di naturale quelli che allora governavano
               quel luogo pio, con abiti indosso secondo l'usanze di que' tempi. E fra
               essi uno chiamato Braccio, che oggi quando si parla di lui è chiamato

               Lazzaro ricco, il quale morì l'anno 1422, e lasciò tutte le sue ricchezze
               e facultà a quel luogo che le dispensa in servigio de' poveri di Dio,
               essercitando le sante opere della misericordia con molta carità. Da un
               lato mette in mezzo questa Madonna S. Gregorio papa, e dall'altro S.

               Donato vescovo e protettore del popolo aretino. E perché furono in
               questa opera benissimo serviti da Parri coloro che allora reggevano
               quella Fraternità, gli feciono fare in una tavola a tempera una Nostra
               Donna  col  Figliuolo  in  braccio,  alcuni  Angeli  che  gl'aprono  il  manto

               sotto il quale è il detto popolo, e da basso S. Laurentino e Pergentino
               martiri. La qual tavola si mette ogni anno fuori a dì due di giugno e vi
               si posa sopra poi che è stata portata dagli uomini di detta Compagnia
               solennemente  a  processione  insino  alla  chiesa  di  detti  Santi,  una

               cassa d'argento lavorata da Forzore orefice, fratello di Parri, dentro la
               quale  sono  i  corpi  di  detti  Santi  Laurentino  e  Pergentino;  si  mette
               fuori  dico,  e  si  fa  il  detto  altare  sotto  una  coperta  di  tende  in  sul
               canto della Croce dove è la detta chiesa, perché essendo ella piccola

               non potrebbe capire il popolo che a quella festa concorre. La predella
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