Page 423 - Giorgio Vasari
P. 423
tre Nostre Donne variate; e dentro alla principal porta di quella
chiesa, entrando a man manca, dipinse in fresco una storia del Beato
Tommasuolo romito dal Sacco et uomo in quel tempo di santa vita. E
perché costui usava di portare in mano uno specchio, dentro al quale
vedeva, secondo che egli affermava, la passione di Gesù Cristo, Parri
lo ritrasse in quella storia inginocchioni e con quello specchio nella
destra mano, la quale egli teneva levata al cielo. E di sopra facendo
in un trono di nuvole Gesù Cristo et intorno a lui tutti i misterii della
Passione, fece con bellissima arte che tutti riverberavano in quello
specchio sì fattamente, che non solo il beato Tommasolo, ma gli
vedeva ciascuno che quella pittura mirava. La quale invenzione certo
fu capricciosa, difficile e tanto bella che ha insegnato a chi è venuto
poi a contraffare molte cose per via di specchi. Né tacerò, poiché
sono in questo proposito venuto, quello che operò questo santo uomo
una volta in Arezzo, et è questo: non restando egli di affaticarsi
continuamente per ridurre gl'Aretini in concordia, ora predicando e
talora predicendo molte disavventure, conobbe finalmente che
perdeva il tempo. Onde, entrato un giorno nel palazzo dove i
sessanta si ragunavano, il detto beato che ogni dì gli vedeva far
consiglio e non mai deliberar cosa che fusse se non in danno della
città, quando vide la sala esser piena, s'empié un gran lembo della
vesta di carboni accesi, e con essi entrato dove erano i sessanta e
tutti gl'altri magistrati della città, gli gettò loro fra i piedi
arditamente, dicendo: "Signori, il fuoco è fra voi, abbiate cura alla
rovina vostra", e ciò detto si partì. Tanto potette la simplicità e, come
volle Dio, il buon ricordo di quel sant'uomo, che quello che non
avevano mai potuto le predicazioni e le minacce, adoperò
compiutamente la detta azzione, conciò fusse che, uniti indi a non
molto insieme, governarono per molti anni poi quella città con molta
pace e quiete d'ognuno.
Ma tornando a Parri, dopo la detta opera, dipinse nella chiesa e
spedale di S. Cristofano, a canto alla Compagnia della Nunziata, per
Monna Mattea de' Testi, moglie di Carcascion Florinaldi che lasciò a
quella chiesetta bonissima entrata, in una capella, a fresco, Cristo
crucifisso, et intorno e da capo molti Angeli che, in una certa aria