Page 414 - Giorgio Vasari
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figure;  come  appare  in  questo  settimo  quadro,  dove  egli  figura  il
               monte  Sinai,  e  nella  sommità  Moisè  che  da  Idio  riceve  le  leggi,
               riverente e ingenocchioni. A mezzo il monte è Iosuè che l'aspetta e
               tutto  il  popolo  a'  piedi  impaurito  per  i  tuoni,  saette  e  tremuoti,  in
               attitudini  diverse  fatte  con  una  prontezza  grandissima.  Mostrò

               appresso  diligenza  e  grande  amore  nello  ottavo  quadro,  dove  egli
               fece quando Iosuè andò a Ierico, e volse il Giordano, e pose i dodici
               padiglioni pieni delle dodici tribù; figure molto pronte; ma più belle

               sono alcune di basso rilievo, quando girando con l'arca intorno alle
               mura della città predetta con suono di trombe rovinano le mura e gli
               Ebrei pigliano Ierico; nella quale è diminuito il paese, et abbassato
               sempre con osservanza da le prime figure ai monti e dai monti a la
               città, e da la città al lontano del paese di bassissimo rilievo, condotta

               tutta con una gran perfezzione. E perché Lorenzo di giorno in giorno
               si  fece  più  pratico  in  quell'arte,  si  vide  poi  nel  nono  quadro  la
               occisione  di  Golia  gigante  al  quale  Davit  taglia  la  testa  con

               fanciullesca e fiera attitudine; e rompe lo esercito dei Filistei quello di
               Dio;  dove  Lorenzo  fece  cavalli,  carri  et  altre  cose  da  guerra.  Dopo
               fece Davit che tornando con la testa di Golia in mano, il popolo lo
               incontra sonando e cantando; i quali affetti sono tutti proprii e vivaci.
               Restò  a  far  tutto  quel  che  poteva  Lorenzo  nella  decima  et  ultima

               storia, dove la regina Sabba visita Salamone, con grandissima corte;
               nella qual parte fece un casamento tirato in prospettiva, molto bello;
               e tutte l'altre figure simili alle predette storie, oltra gl'ornamenti degli

               architravi che vanno intorno a dette porte, dove son frutti e festoni,
               fatti con la solita bontà. Nella quale opera, da per sé e tutta insieme,
               si conosce quanto il valore e lo sforzo d'uno artefice statuario possa
               nelle  figure  quasi  tonde,  in  quelle  mezze,  nelle  basse  e  nelle
               bassissime,  oprare  con  invenzione  ne'  componimenti  delle  figure,  e

               stravaganza dell'attitudini, nelle femmine e ne' maschi e nella varietà
               di  casamenti,  nelle  prospettive  e  nell'avere  nelle  graziose  arie  di
               ciascun  sesso,  parimente  osservato  il  decoro  in  tutta  l'opera:  ne'

               vecchi la gravità, e ne' giovani la leggiadria e la grazia. Et invero si
               può dire che questa opera abbia la sua perfezione in tutte le cose, e
               che ella sia la più bella opera del mondo e che si sia vista mai fra gli
               antichi e moderni. E ben debbe essere veramente lodato Lorenzo, da
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