Page 417 - Giorgio Vasari
P. 417

molti  pittori  antichi,  e  particolarmente  di  quelli  citati  da  Plinio,  fa

               menzione brevemente di Cimabue, di Giotto e di molti altri di que'
               tempi. E ciò fece con molto più brevità che non doveva, non per altra
               cagione che per cadere con bel modo in ragionamento di se stesso, e
               raccontare, come fece, minutamente a una per una tutte l'opere sue.

               Né tacerò che egli mostra il libro essere stato fatto da altri, e poi nel
               processo  dello  scrivere,  come  quegli  che  sapea  meglio  disegnare,
               scarpellare  e  gettare  di  bronzo  che  tessere  storie  parlando  di  se

               stesso, dice in prima persona: "Io feci, io dissi, io faceva e diceva".
               Finalmente  pervenuto  all'anno  sessantaquattresimo  della  sua  vita,

               assalito da una grave e continua febbre si morì, lasciando di sé fama
               immortale nell'opere che egli fece e nelle penne degli scrittori; e fu
               onorevolmente sotterrato in Santa Croce. Il suo ritratto è nella porta
               principale di bronzo del tempio di San Giovanni, nel fregio del mezzo

               quando è chiusa, in un uomo calvo et a lato a lui è Bartoluccio suo
               padre, et appresso a loro si leggono queste parole: "Laurentii Cionis
               de  Ghibertis  mira  arte  fabricatum".  Furono  i  disegni  di  Lorenzo
               eccellentissimi e fatti con gran rilievo, come si vede nel nostro libro

               de' disegni, in uno Evangelista di sua mano et in alcuni altri di chiaro
               scuro bellissimi.

               Disegnò anco ragionevolmente Bartoluccio suo padre, come mostra
               un altro Vangelista di sua mano in sul detto libro, assai meno buono
               che  quello  di  Lorenzo.  I  quali  disegni  con  alcuni  di  Giotto  e  d'altri
               ebbi,  essendo  giovanetto,  da  Vettorio  Ghiberti  l'anno  1528,  e  gl'ho

               sempre  tenuti  e  tengo  in  venerazione  e  perché  sono  belli  e  per
               memoria  di  tanti  uomini.  E  se  quando  io  aveva  stretta  amicizia  e
               pratica con Vettorio io avessi quello conosciuto che ora conosco, mi
               sarebbe agevolmente venuto fatto d'avere avuto molte altre cose che

               furono di Lorenzo, veramente bellissime. Fra molti versi, che latini e
               volgari sono stati fatti in diversi tempi, in lode di Lorenzo, per meno
               essere noiosi a chi legge, ci basterà porre qui di sotto gl'infrascritti:



               Dum cernit valvas aurato ex aere nitentes

               in templo Michael Angelus obstupuit.
   412   413   414   415   416   417   418   419   420   421   422