Page 416 - Giorgio Vasari
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veggiono essere le cose lasciate da Lorenzo; il quale, oltre le cose di

               sua  mano,  lasciò  agl'eredi  molte  anticaglie  di  marmo  e  di  bronzo,
               come il letto di Policleto che era cosa rarissima, una gamba di bronzo
               grande quanto è il vivo, et alcune teste di femine e di maschi, con
               certi vasi stati da lui fatti condurre di Grecia con non piccola spesa.

               Lasciò  parimente  alcuni  torsi  di  figure  et  altre  cose  molte;  le  quali
               tutte furono insieme con le facultà di Lorenzo mandate male; e parte
               vendute a Messer Giovanni Gaddi, allora cherico di camera e fra esse

               fu il detto letto di Policleto e l'altre cose migliori. Di Bonacorso rimase
               un figliuolo, chiamato Vettorio, il quale attese alla scultura, ma con
               poco  profitto,  come  ne  mostrano  le  teste  che  a  Napoli  fece  nel
               palazzo del duca di Gravina, che non sono molto buone, perché non
               attese  mai  all'arte  con  amore,  né  con  diligenza,  ma  sì  bene  a

               mandare in malora le facultà et altre cose che gli furono lasciate dal
               padre  e  da  l'avolo.  Finalmente,  andando  sotto  papa  Paulo  Terzo  in
               Ascoli  per  architetto,  un  suo  servitore,  per  rubarlo,  una  notte  lo

               scannò, e così spense la sua famiglia, ma non già la fama di Lorenzo,
               che viverà in eterno.

               Ma tornando al detto Lorenzo, egli attese mentre visse a più cose e
               dilettossi  della  pittura  e  di  lavorare  di  vetro;  et  in  Santa  Maria  del
               Fiore fece quegli occhi che sono intorno alla cupola; eccetto uno che
               è  di  mano  di  Donato,  che  è  quello  dove  Cristo  incorona  la  Nostra

               Donna.  Fece  similmente  Lorenzo  li  tre  che  sono  sopra  la  porta
               principale di essa Santa Maria del Fiore, e tutti quelli delle capelle e
               delle tribune; e così l'occhio della facciata dinanzi di Santa Croce. In
               Arezzo fece una finestra per la capella maggior della Pieve, dentrovi

               la incoronazione di Nostra Donna e due altre figure per Lazzero di Feo
               di  Baccio,  mercante  ricchissimo;  ma  perché  tutte  furono  di  vetri
               viniziani carichi di colore fanno i luoghi dove furono poste anzi oscuri
               che no. Fu Lorenzo dato per compagno al Brunellesco, quando gli fu

               allogata la Cupola di Santa Maria del Fiore, ma ne fu poi levato, come
               si dirà nella vita di Filippo.

               Scrisse  il  medesimo  Lorenzo  un'opera  volgare,  nella  quale  trattò  di
               molte varie cose, ma sì fattamente che poco costrutto se ne cava.
               Solo  vi  è,  per  mio  giudizio,  di  buono  che,  dopo  avere  ragionato  di
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