Page 408 - Giorgio Vasari
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braccio  che  par  di  carne,  e  nelle  mani,  et  in  tutte  l'attitudini  della
               figura. Onde fu il primo che cominciasse a imitare le cose degli antichi
               Romani;  delle  quali  fu  molto  studioso  come  esser  dee  chiunche
               disidera  di  bene  operare.  E  nel  frontespizio  di  quel  tabernacolo  si
               provò a far di musaico, faccendovi dentro un mezzo profeta. Era già

               cresciuta  la  fama  di  Lorenzo  per  tutta  Italia  e  fuori,
               dell'artifiziosissimo  magistero  nel  getto,  di  maniera  che  avendo
               Iacopo  della  Fonte  et  il  Vecchietto  sanese  e  Donato  fatto  per  la

               Signoria  di  Siena,  nel  loro  San  Giovanni,  alcune  storie  e  figure  di
               bronzo, che dovevano ornare il battesimo di quel tempio, et avendo
               visto i Sanesi l'opere di Lorenzo in Fiorenza, si convennono con seco e
               li feciono fare due storie della vita di S. Giovanni Battista. In una fece
               quando  egli  battezzò  Cristo,  accompagnandola  con  molte  figure  et

               ignude e vestite molto riccamente; e nell'altra quando San Giovanni è
               preso e menato a Erode; nelle quali storie superò e vinse gl'altri che
               avevano  fatto  l'altre,  onde  ne  fu  sommamente  lodato  da'  Sanesi  e

               dagl'altri  che  le  veggono.  Avevano  in  Fiorenza  a  far  una  statua  i
               maestri della Zecca in una di quelle nicchie che sono intorno a Or San
               Michele  dirimpetto  a  l'Arte  della  Lana,  et  aveva  a  esser  un  San
               Matteo  d'altezza  del  S.  Giovanni  sopra  detto.  Onde  l'allogorono  a
               Lorenzo che la condusse a perfezzione, e fu lodata molto più che il

               San  Giovanni,  avendola  fatta  più  alla  moderna.  La  quale  statua  fu
               cagione che i Consoli dell'Arte della Lana deliberorono che e' facesse
               nel medesimo luogo, nell'altra nicchia allato a quella, una statua di

               metallo medesimamente, che fusse alta alla medesima proporzione
               dell'altre  due,  in  persona  di  S.  Stefano  loro  avvocato.  Et  egli  la
               condusse a fine e diede una vernice al bronzo molto bella. La quale
               statua  non  manco  satisfece  che  avesse[ro]  fatto  l'altre  opere  già
               lavorate da lui. Essendo generale de' frati predicatori in quel tempo

               Messer Lionardo Dati, per lassare di sé memoria in S. Maria Novella,
               dove  egli  aveva  fatto  professione,  et  alla  patria,  fece  fabbricare  a
               Lorenzo una sepoltura di bronzo e sopra quella sé a ghiacere morto,

               ritratto di naturale; e da questa, che piacque e fu lodata, ne nacque
               una che fu fatta fare in S. Croce da Lodovico degli Albizi e da Niccolò
               Valori.  Dopo  queste  cose,  volendo  Cosimo  e  Lorenzo  de'  Medici
               onorare  i  corpi  e  reliquie  de'  tre  martiri  Proto,  Iacinto  e  Nemesio,
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