Page 380 - Giorgio Vasari
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VITA DI NANNI D'ANTONIO DI BANCO SCULTORE
Nanni d'Antonio di Banco, il quale, come fu assai ricco di patrimonio,
così non fu basso al tutto di sangue, dilettandosi della scultura non
solamente non si vergognò d'impararla e di esercitarla, ma se lo
tenne a gloria non piccola, e vi fece dentro tal frutto che la sua fama
durerà sempre, e tanto più sarà celebrata quanto si saprà che egli
attese a questa nobile arte non per bisogno, ma per vero amore di
essa virtù. Costui, il quale fu uno de' discepoli di Donato, se bene è
da me posto inanzi al maestro perché morì molto inanzi a lui, fu
persona alquanto tardetta, ma modesta, umile e benigna nella
conversazione.
È di sua mano in Fiorenza il San Filippo di marmo che è in un pilastro
di fuori dell'oratorio d'Or San Michele, la qual opera fu da prima
allogata a Donato dall'Arte de' Calzolai, e poi, per non essere stati
con esso lui d'accordo del prezzo, riallogata, quasi per far dispetto a
Donato, a Nanni, il quale promise che si pigliarebbe quel pagamento
e non altro che essi gli darebbono. Ma la bisogna non andò così,
perché, finita la statua e condotta al suo luogo, domandò dell'opera
sua molto maggior prezzo che non aveva fatto da principio Donato;
per che, rimessa la stima di quella dall'una parte e l'altra in Donato,
credevano al fermo i consoli di quell'arte che egli per invidia, non
l'avendo fatta, la stimasse molto meno che s'ella fusse sua opera; ma
rimasero della loro credenza ingannati, perciò che Donato giudicò che
a Nanni fusse molto più pagata la statua che egli non aveva chiesto.
Al qual giudizio non volendo in modo niuno starsene i Consoli,
gridando dicevano a Donato: "Perché tu, che facevi questa opera per
minor prezzo, la stimi più essendo di man d'un altro e ci strigni a
dargliene più che egli stesso non chiede? E pur conosci, sì come noi
altresì facciamo, ch'ella sarebbe delle tue mani uscita molto
migliore". Rispose Donato ridendo: "Questo buon uomo non è
nell'arte quello che sono io, e dura nel lavorare molto più fatica di
me, però sete forzati volendo sodisfarlo, come uomini giusti che mi