Page 373 - Giorgio Vasari
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braccio, e certi Angeli che le tengono aperto il manto, sotto il quale
pare che si riposi il popolo di quella città, per lo quale intercedono da
basso in ginocchioni San Laurentino e Pergentino. In due nicchie, poi,
che sono dalle bande, fece due statue di tre braccia l'una; cioè San
Gregorio papa e San Donato vescovo e protettore di quella città, con
buona grazia e ragionevole maniera. E per quanto si vede, aveva,
quando fece queste opere, già fatto in sua giovanezza sopra la porta
del Vescovado, tre figure grandi di terra cotta che oggi sono in gran
parte state consumate dal ghiaccio; sì come è ancora un San Luca di
macigno stato fatto dal medesimo mentre era giovanetto, e posto
nella facciata del detto Vescovado. Fece similmente in Pieve, alla
Capella di San Biagio, la figura di detto Santo di terra cotta,
bellissima; e nella chiesa di S. Antonio, lo stesso Santo pur di rilievo,
e di terra cotta, et un altro Santo a sedere sopra la porta dello
spedale di detto luogo. Mentre faceva queste et alcune altre opere
simili, rovinando per un terremuoto le mura del Borgo a San Sepolcro,
fu mandato per Niccolò, acciò facesse, sì come fece con buon
giudizio, il disegno di quella muraglia che riuscì molto meglio e più
forte che la prima. E così, continuando di lavorare quando in Arezzo,
quando ne' luoghi convicini, si stava Niccolò assai quietamente et
agiato nella patria, quando la guerra, capital nimica di queste arti, fu
cagione che se ne partì; perché essendo cacciati da Pietra Mala i
figliuoli di Piero Saccone et il castello rovinato insino ai fondamenti,
era la città d'Arezzo et il contado tutto sottosopra. Perciò, dunque,
partitosi di quel paese, Niccolò se ne venne a Firenze, dove altre
volte aveva lavorato; e fece per gl'Operai di S. Maria del Fiore una
statua di braccia quattro di marmo, che poi fu posta alla porta
principale di quel tempio, a man manca; nella quale statua, che è un
Vangelista a sedere, mostrò Niccolò d'essere veramente valente
scultore. E ne fu molto lodato non si essendo veduto insino allora,
come si vide poi, alcuna cosa migliore tutta tonda e di rilievo.
Essendo poi condotto a Roma di ordine di Papa Bonifazio IX, fortificò
e diede miglior forma a Castel S. Agnolo, come migliore di tutti
gl'architetti del suo tempo. E ritornato a Firenze, fece in sul canto
d'Or San Michele, che è verso l'Arte della Lana, per i maestri di Zecca,
due figurette di marmo, nel pilastro sopra la nicchia, dove è oggi il S.