Page 368 - Giorgio Vasari
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in due lapide grandi, fatte di basso rilievo per due sepolture, ritratto
               di naturale Federigo padrone dell'opera e la moglie. Nelle quali lapide
               sono queste parole: "Hoc opus fecit Iacobus Magistri Petri de Senis
               1422".

               Venendo poi Iacopo a Firenze, gl'Operai di Santa Maria del Fiore, per
               la  buona  relazione  avuta  di  lui,  gli  diedero  a  fare  di  marmo  il

               frontespizio,  che  è  sopra  la  porta  di  quella  chiesa  la  quale  va  alla
               Nunziata; dove egli fece in una mandorla la Madonna, la quale da un
               coro d'Angeli è portata, sonando eglino e cantando, in cielo con le più
               belle  movenze  e  con  le  più  belle  attitudini,  vedendosi  che  hanno

               moto e fierezza nel volare, che fussero insino allora state fatte mai.
               Similmente la Madonna è vestita con tanta grazia et onestà, che non
               si può immaginare meglio, essendo il girare delle pieghe molto bello
               e  morbido,  e  vedendosi  ne'  lembi  de'  panni,  che  e'  vanno

               accompagnando l'ignudo di quella figura, che scuopre coprendo ogni
               svoltare di membra. Sotto la quale Madonna è un San Tommaso che
               riceve la cintola. Insomma questa opera fu condotta in quattro anni
               da Iacopo con tutta quella maggior perfezione che a lui fu possibile,

               perciò che oltre al disiderio che aveva naturalmente di far bene, la
               concorrenza di Donato, di Filippo e di Lorenzo di Bartolo, de' quali già
               si  vedevano  alcune  opere  molto  lodate,  lo  sforzarono  anco  da
               vantaggio a fare quello che fece; il che fu tanto, che anco oggi è dai

               moderni  artefici  guardata  questa  opera  come  cosa  rarissima.
               Dall'altra  banda  della  Madonna,  dirimpetto  a  San  Tomaso,  fece
               Iacopo  un  orso  che  monta  in  sur  un  pero,  sopra  il  quale  capriccio,
               come si disse allora molte cose, così se ne potrebbe anco da noi dire

               alcune  altre,  ma  le  tacerò  per  lasciare  a  ognuno  sopra  cotale
               invenzione credere e pensare a suo modo.

               Disiderando  dopo  ciò  Iacopo  di  rivedere  la  patria,  se  ne  tornò  a
               Siena, dove, arrivato che fu, se gli porse, secondo il desiderio suo,
               occasione di lasciare in quella di sé qualche onorata memoria. Perciò
               che la Signoria di Siena, risoluta di fare un ornamento ricchissimo di

               marmi  all'acqua  che  in  sulla  piazza  avevano  condotta  Agnolo  et
               Agostino  Sanesi  l'anno  1343,  allogarono  quell'opera  a  Iacopo  per
               prezzo di duemiladugento scudi d'oro, onde egli, fatto un modello e
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